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Economia
Profondo rosso Inps, Blangiardo (ex Istat): "Non stupisce. Si corra ai ripari"

Profondo rosso Inps, Blangiardo (ex Istat): "Non sorprende. Ora correre ai ripari"

I dati recentemente forniti dall’Inps parlano chiaro: l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico graveranno nei prossimi anni sul bilancio dell'ente previdenziale in modo significativo. Si stima un graduale peggioramento della situazione patrimoniale che porterà nel 2032 a un passivo di 45 miliardi. E con risultati di esercizio negativi che nelle previsioni peggiorano nel decennio da tre a venti miliardi di euro. Il presidente del Comitato di Indirizzo e Vigilanza dell’ente, Roberto Ghiselli, ha menzionato tra le cause l’effetto di inversione della piramide d’età, ovvero l’aumento della longevità combinato alla bassa fecondità. Inoltre, il saldo positivo dei flussi migratori non sembrerebbe essere sufficiente a garantire un bilanciamento adeguato. Tutto ciò minaccia di creare un divario significativo tra coloro che sono prossimi al pensionamento e chi invece si affaccia solo ora sul mondo del lavoro.

Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell'Istat, commenta: "Era inevitabile ed era anche un fatto noto. Bisognerebbe arrivare preparati a questa situazione. Ma successivamente anche i neo-pensionati diminuiranno. Cosa fare ora? Mobilitare quella parte di popolazione che vuole rimanere attiva. Tenendola lontana dal lavoro nero". L'intervista.

Blangiardo, la situazione prospettata dall'Inps è preoccupante.

Non sono minimamente sorpreso. Che si vada in questa direzione e che ci sia un picco che progressivamente  raggiungeremo nei prossimi 15 anni circa, era  inevitabile ed era anche un fatto noto. Dopodiché, entreranno in gioco generazioni di neopensionati via via sempre più ridotte e quindi in qualche modo il picco si andrà a sgonfiare. Il problema a questo punto è semplicemente quello di riuscire a governare questa dinamica e ad evitare di avere pericolose conseguenze nel momento in cui si raggiungono le punte massime di domanda e di pensionati. Poi, ripeto, nessuno può rimanere sorpreso di una cosa che sapevamo, addirittura da qualche decennio. Bisognerebbe arrivare preparati a questo tipo di situazione.

Come legge le previsioni che sono state presentate dall'Inps?

Nei prossimi anni ci sarà progressivamente un flusso di ingressi crescente; peraltro, in questi ingressi crescenti c'è anche una componente straniera, ovvero di soggetti non nati in Italia, che viene ad essere importante perché parliamo di centinaia di migliaia di persone, le quali non hanno dietro una storia contributiva particolarmente importante o spesso addirittura adeguata a garantire una pensione che sia dignitosa. Quindi il rischio è anche quello di dover in qualche modo integrare ai livelli minimi soggetti che non riuscirebbero coi loro contributi ad avere una pensione decente. Quindi al problema principale si aggiunge un secondo problema. Non è una novità. E proprio perché non è una novità bisognerebbe fare in modo di gestirla nel modo migliore.

Cosa consiglierebbe ad un giovane che trovandosi catapultato nel mondo del lavoro si preoccupa già di non ottenere la pensione?

Non ho nessuna soluzione magica. Ma muoversi eventualmente con forme integrative potrebbe essere un'idea. Qualcuno però dovrebbe rendere questi strumenti convenienti e sopportabili. Perché è chiaro che se poi non c'è un incentivo, si è portati a pensare che non è il momento. E ad aspettare. Un altro elemento è quello di consentire di recuperare quella componente di popolazione che magari non vorrebbe andare in pensione o è comunque disponibile a continuare a rimanere attiva.  E quindi contribuire, evitando di disincentivare queste situazioni o di far sì che vengano fatte delle scelte che portano al lavoro in nero, tanto per intenderci. Quindi, se si creasse una condizione atta a favorire il reperimento di risorse attraverso soggetti disponibili a continuare a lavorare, credo che i presupposti ci potrebbero essere. In questo modo si potrebbe recuperare qualcosa






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