Psa in trattative con General Motors, valuta la fusione con Opel
Secondo lo storico dell'economia Giuseppe Berta, grande esperto di Fiat, "con questa operazione, Gm potrebbe creare le condizioni per un matrimonio con Fca"
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Riparte il risiko automobilisto mondiale. Il gruppo francese Psa Peugeot Citroën ha avviato trattative con General Motors per una possibile fusione con Opel, divisione europea del colosso americano dell'auto su cui aveva messo gli occhi l'amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne nel 2009. Nel pacchetto rientrerebbe anche Vauxhall, filiale britannica del colosso Usa.
Secondo indiscrezioni riportate dall'agenzia Reuters, un accordo potrebbe essere infatti annunciato entro alcuni giorni. Un portavoce di Psa ha sottolineato che il gruppo francese "sta esaminando l'acquisizione di Opel", visto che le due case automobilistiche già lavorano insieme su vari fronti. Comunque vada, pare che le due società puntino ad approfondire la propria partnerghip.
L'indiscrezione ha messo subito le ali al settore delle quattroruote in Borsa. Sul listino di Parigi, Peugeot scatta dello 4,13% a 0,74 euro. L'operazione spinge anche Renault (+3,12%) e Fca (+3,56%) visto che secondo qualche addetto ai lavori il deal Psa-Opel potrebbe avere delle conseguenze anche per il consolidamento a cui sta guardando pure il Lingotto. Più caute, invece, Volkswagen (+1,34%), Daimler (+0,46%) e Bmw (+0,18%).
"Il deal non si situa certo ai vertici del ranking mondiale nella classifica dei produttori, ma nella fascia intermedia e potrebbe dar fastidio al gruppo Fca", spiega ad Affaritaliani.it Giuseppe Berta, storico dell'economia alla Bocconi e grande esperto di Fiat. "Per intendersi - prosegue Berta - il terzetto di testa è costituito da Volkswagen, Toyota, Gm, che come produzione si aggirano intorno ai 10 milioni di autovetture. Poi ci sono Hyundai con 7-8 milioni di veicoli, Ford con 6 e a seguire tutti gli altri".
Secondo lo storico, "con questa operazione, la casa automobilistica francese, il cui limite è sempre stato quello di essere un gruppo centrato sull'Europa, condizione che ha determinato i suoi problemi negli ultimi anni, intende comunque proseguire in una strategia di rafforzamento nel mercato continentale".
Ricordando i precedenti movimenti del risiko mondiale delle quattroruote, Berta fa notare come, "mentre nel 2009 Marchionne aveva incontrato delle forti ostilità in terra tedesca nel sproprio progetto di creazione di un gruppo tripolare Fiat-Chrysler-Opel, scontrandosi con la resistenza del governo Merkel, oggi invece Berlino non pone più limiti alla costituzione di un polo dell'auto franco-tedesco a forte partecipazione cinese".
ll motivo? "C'è una maggiore flessibilità operativa anche in Germania. Dopo lo scandalo Dieselgate che ha coinvolto Volkswagen - prosegue lo storico - l'esecutivo teutonico è diventato più realista, prendendo atto delle forti spinte concorrenziali del settore e lasciando più mobilità ai propri attori economici. Opel è un marchio del portafoglio General Motors, ma ogni decisione di Detroit sulla controllata europea doveva sempre avere il placet di Berlino".
(Segue...)