Economia

Putin chiude la Borsa di Mosca. Capitali in fuga, crolla il rublo

di Andrea Deugeni

Tsunami finanziario sulla Russia dopo le nuove sanzioni. Vendite di massa sul rublo nonostante la banca centrale di Mosca abbia raddoppiato il tasso d'interesse

Intanto, sulle Borse europee mentre le azioni degli istituti di credito e altre società finanziarie europee hanno chiuso in deciso ribasso dopo che le sanzioni e altre misure di ritorsione contro l'invasione dell'Ucraina hanno sconvolto il modo in cui svolgono la loro attività, il listino tedesco, Deutsche Boerse, ha sospeso la negoziazione di 16 titoli russi tra cui Aeroflot, Rosneft, Sberbank, Vtb e Gazprom, sospensione che ha riguardato anche le obbligazioni di società come Rshb. Anche il London Stock Exchange, dove l'indice Ftse 100 è stato spinto al ribasso dalla perdite di società come russe come il produttore di oro Polymetal (-47%) e l'acciaieria Evraz, di proprietà degli oligarchi Roman Abramovich e Alexander Abramov (-28%) ha annunciato che dal prossimo 25 maggio sospenderà dagli scambi la seconda banca russa Vtb, se resterà nell'elenco statunitense delle società sanzionate.

Dopo il gigante dell'energia British Petroleum, il più grande investitore straniero nella federazione, che ha fatto sapere di voler vendere il proprio 19,75% nella azienda petrolifera di Stato russa Rosneft, altre aziende occidentali, come la banca Hsbc e la più grande azienda di leasing di aerei AerCap, stanno cercando di abbandonare il mercato russo. Shell ha comunicato che intende uscire dalle joint venture con Gazprom. Tra queste, si legge in una nota, figurano la quota del 27,5% nel progetto per la produzione di gas liquefatto Sakhalin-II, la quota del 50% in Salym Petroleum Development e nella joint venture Gydan. In più, metterà fine al suo coinvolgimento nel progetto di gasdotto Nord Stream 2, per ora sospeso dalla Germania.

Questi gli effetti finanziari nel breve. Nel medio periodo, invece, secondo gli analisti di Jp Morgan, l’effetto delle sanzioni e del rallentamento degli interscambi commerciali fra Mosca e i Paesi occidentali si tradurrebbe in un crollo del 20% del Pil della Russia nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi dell'anno, con una flessione per l'intero anno potrebbe essere nell'ordine del 3,5%. Sul fronte dei prezzi, gli economisti della banca americana ritengono che l'inflazione, sempre a fine anno, potrebbe attestarsi al 10%, con rischi significativamente orientati al rialzo.

@andreadeugeni

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