Economia

Rcs, Fiat si prepara alla fusione della vita. E in Via Rizzoli...

di Andrea Deugeni
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Fiat-Chrysler esce da Rcs e, dopo essersi vista sbattere la porta in faccia dai cugini di General Motors, si concentra sul raggiungimento degli ambiziosi target del piano industriale e rimanda la "fusione della vita" al 2018. Adesso, per condannare le relazioni incestuose tra stampa e industria, non potremo più dire che negli Stati Uniti non sarebbe neppure concepibile che la GM controlli il New York Times, mentre in Italia la Fiat ha controllato per decenni il Corriere della Sera e la Stampa.

Diventata un po' più americana dopo la fusione con Chrysler e rinominata Fca, la casa automobilistica torinese ha deciso di recidere il cordone ombelicale con i giornali. Il motivo? Presentarsi al grande appuntamento del consolidamento del mercato delle quattroruote concentrata sul core business e pulita da potenziali buchi neri che possono assorbire capitale in modo da rappresentare un partner ambito sia in termini industriali (in grado di offrire sinergie) che finanziari. Il mercato non fa sconti e i concorrenti, potenziali partner, neppure.

Il deus ex machina di Fca ovvero Sergio Marchionne non ha mai fatto niente per nascondere il suo disappunto per l'anomalo investimento del Lingotto in Via Rizzoli. Era più un pallino del nipote dell'Avvocato, John Elkann che ora se lo gestirà solo nell'accomandita di famiglia. La scelta di Marchionne di uscire dai giornali, che gli investitori stanno apprezzando (dopo un +2,4% di giornata a Piazza Affari guadagnato sulle indiscrezioni, il titolo Fca sale ancora nell'after hour dopo che l'operazione è stata comunicata a Borsa chiusa), è a suo modo una decisione storica.

Da oggi il capitalismo italiano è un po' meno "relazionale" e un po' più americano. Il "salotto buono" radunato attorno a Mediobanca, il cui nume tutelare Enrico Cuccia insieme all'allora governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, aveva chiesto a Gianni Agnelli di entrare come socio forte nella Rcs (allora Rizzoli) dopo lo scandalo della P2 che aveva portato il Corriere della Sera in amministrazione controllata, ha perso un'architrave fondamentale e si avvia alla definitiva demolizione.

Se per Fiat però il futuro nel mercato automobilistico con sempre meno player e piccoli  ora è più chiaro, quello di Rcs e del suo azionariato, al contrario, resta almeno per ora avvolto nella nebbia. La decisione di Exor di cedere la sua quota, priva Rcs dell'azionista riferimento, che sinora aveva determinato la gestione, prima con l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane, adesso con Laura Cioli. Chi sarà il futuro azionista di riferimento di Rcs e del Corriere della Sera il cui primo azionista (ma pure in uscita) diventerà Mediobanca?

Potrebbero essere Diego Della Valle e Urbano Cairo, che sinora hanno contestato anche vivacemente la gestione riferibile ad Exor, ma l'impegno finanziario sarebbe notevole anche in considerazione del fatto che Rcs avrà bisogno di un nuovo aumento di capitale. Prende dunque corpo l'ipotesi fusione Sole 24 Ore-Corriere dietro cui ci sarebbe Banca Rothschild dell'ex Eni Paolo Scaroni incaricato, riportano i rumors, di traghettare il CorSera fuori dall'era Agnelli. Ma c'è anche chi tira in ballo ora gli appetiti di Mondadori o Murdoch.