Economia
Reddito di cittadinanza, il sussidio non sarà a vita: ecco come cambierà
Stop all'assistenzialismo "a vita" e all'erogazione del sostegno statale dopo il primo lavoro rifiutato: entra nel vivo la stretta del governo Meloni
Reddito di cittadinanza, stretta in chiave "anti-furbetti" in arrivo: l'annuncio del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega)
Stop al reddito di cittadinanza dopo il primo lavoro rifiutato e basta all'assistenzialismo “infinito” per chi è nelle condizioni di lavorare: il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, svela la svolta in arrivo sul sussidio statale fortemente voluto (nella scorsa legislatura) e tutt'ora rivendicato dal Movimento Cinque Stelle guidato da Giuseppe Conte. "Anche allora avevamo un'impostazione diversa dai Cinque Stelle, noi vogliamo solo dare una risposta diversa a chi può lavorare: dignità attraverso il lavoro", spiega il sottosegretario al Lavoro Durigon.
L'idea dell'esecutivo Meloni è infatti quella di modificare (non abolire) il sussidio statale. Come spiegato giorni fa dal Sole 24 Ore il governo starebbe valutando la separazione della platea dei percettori tra abili e non abili al lavoro: questi ultimi continueranno ad avere una forma di assistenza di sostegno al reddito. Mentre i beneficiari del Rdc considerati occupabili dovranno essere attivi al lavoro, con una stretta su controlli in chiave anti “furbetti” e convenzionalità più rigide. L'obiettivo finale del governo è quello di recuperare risorse dalla modifica del sussidio per impiegarle su una nuova Quota 102: la Lega punta a mandare le persone in pensione con 41 anni di contributi più 61 di età, "soldi per rafforzare gli interventi verso i veri poveri e poi per introdurre Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro”.