Retelit, primo dossier per Conte. Intanto il titolo perde l'8,5% in Borsa
L’avvocato gradito a M5S-Lega come premier ha dato ragione al finanziere Mincione in una disputa coi nuovi soci di controllo di Retelit in tema di golden power
Retelit a picco in Borsa, dove il titolo, che nell’ultima settimana ha già perso il 13,5%, perde oggi l’8,5% riportandosi attorno agli 1,56 euro per azione, con una capitalizzazione che cala sotto i 260 milioni di euro, nonostante il rimbalzo segnato ieri dopo l’annuncio dell’aggiudicazione di un contratto biennale del valore di 11 milioni di euro per rinnovare e aggiornare i sistemi Ict del Gruppo Ospedaliero San Donato, nelle vesti di fornitore e partner unico di riferimento.
Raffaele Mincione
La vera notizia, però, potrebbe avere tutta un’altra valenza che non quella industriale: con la salita al Quirinale dell’avvocato e docente universitario Giuseppe Conte (il ricevimento è stato fissato dal presidente Mattarella per le 17.30), premier “in pectore” indicato da M5S e Lega, il futuro governo giallo-verde potrebbe infatti venire a trovarsi a dover decidere del destino di Retelit. Come rivelato da Repubblica, Conte, infatti, avrebbe dato a Fiber 4.0 (società che fa capo al finanziere Raffaele Mincione, azionista di minoranza di Retelit con l’8,975%) un parere “pro veritate” in merito all’obbilgo di comunicazione, da parte degli investitori Bousreval, Axion e Svm (Shareholder Value Management AG), di notificare un patto parasociale siglato tra i tre investitori (di cui due, Bousreval e Axxiom, sono esteri) sul 24,36%.
Patto poi disciolto il 4 maggio scorso, a seguito dell’esito dell’assemblea degli azionisti di Retelit che lo scorso 27 aprile ha visto i tre investitori presentare una lista di maggioranza per il rinnovo del Cda contrapposta a una di minoranza presentata da Fiber 4.0. L’assemblea ha poi eletto nel nuovo Cda (con il 37,32% del capitale sociale a favore) 8 membri della lista proposta da Bousreval, Axion e Svm e un solo membro della lista presentata da Fiber 4.0 (col voto favorevole del 12,82% del capitale). L’esito dello scontro sembrerebbe non dare alcuna speranza a Mincione e agli azionisti che lo hanno appoggiato, ma avendo Fiber 4.0 segnalato lo scorso 20 aprile alla Presidenza del Consiglio dei ministri quella che è poi stata ritenuta dallo stesso Conte una omissione grave (anche se il Cda uscente di Retelit) la palla passa ora al nuovo governo.
E qui si crea una situazione di potenziale imbarazzo: se Conte dovesse giudicare che non sussisteva alcun obbligo da parte dei nuovi azionisti di controllo di Retelit di tenere informato il governo, finirebbe col contraddire il proprio parere, mentre se dovesse confermarlo e il governo sanzionasse la situazione in modo analogo a quanto fatto nel caso Vivendi-Telecom Italia, opponendosi alla procedura di trasferimento del controllo di Retelit, le opposizioni potrebbero accusare il governo di agire nell’interesse di un investitore privato (lo stesso Mincione).
Visto il precedente di Telecom Italia, potrebbe essere una notizia positiva per il titolo, rendendo nuovamente contendibile Retelit, che non è esattamente un’azienda qualsiasi essendo proprietaria di una rete di oltre 12.500 km di fibra ottica che collega 9 grandi città e 15 data center in tutta Italia, collegandosi a livello internazionale ad un ring paneuropeo comprendente Francoforte e Londra e ai principali hub di telecomunicazioni del vecchio continente tra cui Amsterdam e Parigi, oltre ad essere membro del sistema di cavo sottomarino che collega l’Europa all’Asia attraverso il Medio Oriente e che raggiunge 19 paesi. Perchè dunque il titolo non riprende a correre a Piazza Affari (da inizio mese perde anzi il 20%)?
I casi sono solo due: o il mercato è convinto che Conte si asterrà sull’argomento, e che il Consiglio dei ministri riterrà Retelit così strategica da dover adoperare il golden power, o perché a differenza che nel caso di Telecom Italia, dove CdP ha agito in prima persona entrando nel capitale e sostenendo la lista per il rinnovo del Cda presentata dall’investitore azionista Paul Singer tramite il fondo Elliot Management, non è ancora chiara quale potrebbe essere l’alternativa strategica per Retelit rispetto alla situazione emersa dall’assemblea del 27 aprile, a fronte di azionisti di controllo che hanno riconfermato il management esecutivo già alla guida della società negli ultimi tre anni e che anche nei primi tre mesi del 2018 ha saputo registrare risultati decisamente positivi, con ricavi in crescita del 9,9% annuo a 14,9 milioni di euro, un Ebitda in aumento del 25,6% a 5,2 milioni (con una marginalità in crescita dal 30,7% al 35%) e un Ebit in crescita del 52,7% a 1,5 milioni.
(Segue...)