Economia

Lavoro, i Consulenti: "Senza infrastrutture niente occupazione”

Il lavoro non si crea per decreto o solo con gli sgravi, ma occorre anche determinare, attraverso gli investimenti in infrastrutture e servizi reali, le condizioni per uno sviluppo economico che consenta ai datori di lavoro di aumentare gli introiti e, quindi, di accrescere stabilmente l’occupazione. Stando agli ultimi dati Istat, infatti, il maggiore ricorso ad assunzioni a tempo indeterminato si è verificato nelle regioni meglio strutturate come la Lombardia e l’Emilia-Romagna, mentre al Sud e in Sicilia l’andamento resta stabile.

Lo hanno sostenuto oggi a Palermo Marina Calderone, Presidente nazionale dei Consulenti del Lavoro, e Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi, presentando alla stampa la VI edizione del “Festival del Lavoro” che si terrà nel Capoluogo dell’Isola da giovedì a sabato prossimi. Calderone e De Luca hanno commentato i primi effetti delle recenti riforme del mercato del lavoro in base alle analisi del report “Il lavoro nel 2015” elaborato dalla Fondazione.

Prendendo in esame soltanto gli effetti degli sgravi contributivi previsti dalla Legge di stabilità, nel primo bimestre 2015 i dati del Ministero del Lavoro hanno confermato le stime dei Consulenti del Lavoro: sono stati stipulati 303.124 contratti agevolati (di cui 278mila contratti agevolati di stabilizzazione, pari al 92%), con un costo di esonero contributivo per quest’anno di 1,250 miliardi di euro. I Consulenti del Lavoro adesso stimano che nel periodo marzo-dicembre 2015 saranno stipulati 569mila contratti agevolati (senza stabilizzazioni) e che a fine 2015 potrebbero contarsi complessivamente 1.150.124 contratti agevolati (di cui l’87% stabilizzazioni e appena il 13% nuove assunzioni) con un costo di esonero contributivo pari a 4,74 miliardi, a fronte di uno stanziamento complessivo della misura di 1,8 miliardi. Secondo questa stima, dunque, a fine anno si verrebbe a determinare una scopertura finanziaria di 2,94 miliardi.

“Dai dati ufficiali disponibili ad oggi – ha spiegato Calderone – sembra che l’insieme degli sgravi previsti dalla Legge di stabilità e del Jobs Act abbiano avuto come effetto in Italia un saldo positivo – fra assunzioni e licenziamenti - di 149 mila posti di lavoro in più, ma di questi solo 40 mila riguardano soggetti disoccupati, mentre per tutti gli altri si tratta della conversione a tempo indeterminato di rapporti a tempo determinato, di associazioni in partecipazione o di contratti di collaborazione”. “Le imprese – ha aggiunto Calderone - si muovono con estrema incertezza. La norma sugli sgravi ha una validità di un anno e già si sa che nel 2016 saranno rivisti al ribasso l’ammontare delle misure e la platea dei soggetti destinatari. Inoltre, se si avverasse per intero la previsione del governo di 1,5 milioni soggetti beneficiari delle riforme, abbiamo calcolato che l’attuale copertura finanziaria sarebbe inferiore di circa 4 miliardi di euro”.

“Gli effetti concreti di una norma si misurano nel medio periodo – ha sottolineato Rosario De Luca – ma è probabile che ci saranno due velocità nel Paese. La vecchia legge 407 del ’90, l’unica utilizzata per le assunzioni, non aveva tetto di risorse e di durata e assegnava la maggior parte dei fondi alle piccole e medie imprese del Sud. La nuova norma non solo pone un limite temporale, ma ha esteso i benefici in eguale misura a tutto il territorio nazionale e anche alle grandi imprese, quasi tutte ubicate al Centro-Nord. Credo che un sistema provato dalla crisi come quello meridionale avrà parecchie difficoltà. Aziende deboli e non organizzate utilizzeranno gli sgravi per ridurre un costo del lavoro che non potrebbero sostenere, ma allo scadere dei tre anni che faranno? E’ per questo che gli sgravi hanno senso se si interviene anche sull’economia e sulle infrastrutture. Nasce lavoro dove le autostrade non crollano, dove arriva l’Alta velocità. Insomma, ad un’impresa occorre aumentare gli introiti per assumere e mantenere l’occupazione nel tempo”.

Uno degli strumenti che potrebbero dare risposte a questo problema è “Garanzia Giovani” che, ha dichiarato Marina Calderone, “può agganciarsi agli sgravi della Legge di stabilità e dispone di 1,5 miliardi. Ma è poco utilizzato. Al problema non si può rispondere con un irrigidimento contrattuale in ingresso: per intercettare la domanda di lavoro dei giovani l’unica via è utilizzare strumenti flessibili. Quanto agli ammortizzatori sociali, il tentativo in atto è di passare da un sistema di tipo assistenziale ad un investimento sulle politiche attive, con un travaso di risorse dalla cassa integrazione alle misure di riaccompagnamento al lavoro. Ma occorre crederci: in Italia gli addetti al collocamento sono 9mila, in Germania sono 120mila e l’investimento su questo settore è di 4 miliardi”.