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Economia
Si scrive concordato preventivo ma si legge condono tombale. Risparmi Irpef fino al 65%, ma in tanti non si fidano

Concordato preventivo, la retroattività potrebbe indurre molte aziende ad accettare

Il governo Meloni è alle prese con la prossima manovra finanziaria, entro il 30 settembre bisognerà presentare il Piano strutturale di bilancio pluriennale, dare cioè indicazioni all'Europa su come si vuole procedere in Italia con i conti pubblici. L'esecutivo è a caccia di risorse per finanziare le tante misure che intende adottare nella legge di bilancio. Tra questi provvedimenti c'è anche il famoso concordato preventivo. Chi firmerà il patto con le Entrate - riporta Il Sole 24 Ore - otterrà un risparmio fino al 65%, anche se nella pagella fiscale Isa ha un brutto voto. Parliamo del risparmio che deriva dalla possibilità di tassare il maggior reddito proposto dal Fisco con le nuove aliquote sostitutive anziché con l’Irpef ad aliquota marginale. Al quale va poi aggiunta la detassazione dei guadagni oltre la proposta. Se il Parlamento darà l’ok al ravvedimento per il passato, ci sarà una spinta a chiudere tutti i conti con l’Erario. Con le modifiche introdotte dal decreto Correttivo (Dlgs 108/2024), i contribuenti che aderiranno al concordato preventivo potranno applicare una tassazione flat con livelli tanto più bassi quanto migliori sono le loro pagelle Isa di partenza: 15% per voti inferiori a 6; 12% per voti pari almeno 6 ma inferiori a 8; 10% per voti da 8 in su. Sotto il 6 si risparmai il 65,1 per cento di Irpef.

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Queste tre aliquote - prosegue Il Sole - si confrontano con l’Irpef teoricamente dovuta sul maggior reddito, che sarebbe al 35% (se i maggiori introiti ricadessero nel secondo scaglione 2024 dell’imposta personale, tra 28mila e 50mila euro) o al 43% (se ricadessero oltre i 50mila euro). È chiaro che il risparmio fiscale in percentuale è più elevato per chi ha voti Isa migliori, e quindi paga una sostitutiva inferiore. Ma anche chi ha voti bassi ottiene vantaggi significativi. Le modifiche delle ultime settimane puntano a promuovere il concordato in una fase in cui le adesioni sono poche, anche perché quasi tutti devono ancora decidere. Infatti i dati degli invii Entrate aggiornati a venerdì scorso indicano che finora è stato trasmesso solo il 14,6% dei modelli Redditi Persone fisiche rispetto agli invii del 2023 e addirittura il 7% dei modelli Redditi per le società (di persone e di capitali). La partita, insomma, si deciderà in poco più di un mese, visto che il 31 ottobre scade il termine per formalizzare la scelta in dichiarazione dei redditi.






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