Economia
Sovraindebitamento, sentenza storica del tribunale di Milano: che cosa cambia
E’ una sentenza che potrebbe essere definita storica quella emessa dal tribunale di Milano, il 29 Aprile scorso e che potrebbe fare giurisprudenza nella norma che regola la legge 3/2012 del sovraindebitamento, recentemente modificata dal decreto Ristori dello scorso Dicembre. La sentenza del 29 Aprile scorso, infatti,ha consentito l'accesso alla legge 3/2012 ad un Amministratore condannato per Bancarotta Fraudolenta. “Siamo sempre a fianco degli imprenditori e delle imprese. Molto spesso chi ricopre il ruolo di amministratore non ha tutte le competenze necessarie per guidare un azienda. Inoltre molto spesso il socio, che ricopre anche il ruolo di amministratore, compie degli atti di gestione non legate a logiche aziendali, ma al cuore e la passione.
E questo modo di fare, quando e se l'azienda viene dichiarata fallita, espone l'amministratore ad una serie di rischi. Questo è quello che è accaduto nel caso di specie”. E’ quanto dichiarato da Letterio Stracuzzi, presidente di protezione sociale, che ha curato la difesa dell’imprenditore indebitato. Si tratta di un provvedimento unico e destinato a fare giurisprudenza su una norma che potrebbe presto essere un importante strumento per tante famiglie e piccole imprese, che a causa della crisi si trovano in condizioni di grande difficoltà economica.
Nel caso specifico, infatti, nonostante il debitore, abbia determinato con comportamenti fraudolenti lo stato di dissesto finanziario della società, di cui era anche socio, e’ stato ammesso a beneficiare della legge 3/2012 sul sovraindebitamento, malgrado la norma espressamente escluda tutti coloro che non hanno contratto debiti senza colpa grave o dolo.
Nel caso di specie e’ stato applicato l’istituto della liquidazione del patrimonio nel quadro del piano di ristrutturazione del debito stabilito dalla legge 3/2012. Il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore rientra tra le procedure di composizione della crisi, unitamente al concordato minore ed alla liquidazione concordata. Il piano si applica al consumatore che si trovi in uno stato di sovraindebitamento, ossia versi in una situazione di crisi o di insolvenza.
Il nuovo Codice della Crisi d'Impresa ne estende l'applicazione, a talune condizioni, ai membri della stessa famiglia ed ai soci illimitatamente responsabili di alcune compagini sociali. Si tratta di uno strumento volto a favorire l’esdebitazione dei cosiddetti “insolventi civili”, vale a dire dei soggetti che non ricoprono la qualifica di imprenditore e, pertanto, non sono fallibili. Il piano di ristrutturazione agevola il consumatore, perché non è richiesta l'approvazione dei creditori ai fini dell’omologazione; inoltre, i crediti che non possono essere soddisfatti – se il piano viene approvato – diventano inesigibili. “La ratiodella disciplina consiste nel favorire il debitore, per consentirgli «nuove opportunità nel mondo del lavoro, liberandolo da un peso che rischia di divenire insostenibile e di precludergli ogni prospettiva futura». afferma l'avvocato Letterio Stracuzzi.
Nel caso specifico, Il debitore ha offerto, per stralciare la posizione debitoria di euro 475.000 derivante dal fallimento della società, la somma di euro 73.000 in 4 anni. La storia di Marco (nomi di fantasia) è la storia di un imprenditore che dopo aver subito il fallimento della società (di cui era socio e amministratore) e la condanna per il reato di bancarotta fraudolenta si è trovato un una situazione di sovraindebitamento con le Banche e l'Agenzia delle Entrate" dice ancora Stracuzzi. "Nel 1985 Marco costituiva insieme a 3 soci una società di imballaggi. Sin dall'inizio Marco ha svolto il ruolo di amministratore unico. Nel 2012, a causa della crisi economica, la società di Marco veniva dichiarata fallita.
A settembre del 2014 veniva chiuso il fallimento. Nel 2015 il Tribunale di Milano condannava Marco per il reato di Bancarotta Fraudolenta. Nel 2016 Marco riusciva finalmente a trovare un lavoro com operaio metalmeccanico in un azienda in provincia di Bergamo". Trovandosi quindi in una situazione di sovraindebitamento con la Banca e l'Agenzia delle Entrate a causa del fallimento, decideva di rivolgersi all'Organismo di Composizione della Crisi di Milano di Protezione Sociale Italiana per risolvere la propria situazione.
Nel procedimento di composizione della crisi ex legge 3/2012, la somma stimata di euro 73.000. così composta: euro 20.000 in un unica soluzione messi a disposizione dalla moglie più una quota mensile dello stipendio pari ad euro 1.000 x 48 mensilità. Insomma la legge 3/2012 promulgata dal governo Monti per cercare di dare un sollievo a tanti piccoli imprenditori e famiglie, che a causa delle conseguenze della crisi del 2008 hanno determinato una situazione difficile per moltissime famiglie italiane. Inutile dire che la la crisi economica determinata dalla pandemia avrà ripercussioni ben più gravi di quella del 2008. ”La situazione è davvero complicata per un numero sempre maggiore di famiglie, e questa legge che già funzionava bene può rappresentare un importante appiglio per chi senza colpa o dolo si trova a causa della crisi in una situazione debitoria non più sostenibile” continua Stracuzzi, In effetti a guardare i dati che sono stati di recente pubblicati dall’Istat la crisi economica potrebbe voler dire la creazione di 2,5 milioni di nuovi poveri in Italia.
La Caritas parla di un aumento del 47% di persona che si sono rivolte alle mense dei poveri nel 2020. Nello stesso anno sono state messe all’asta 245.000 case, compresi ospedali e conventi, cosa mai accaduta prima d’ora. Circa il 15% della imprese lombarde, secondo i dati della camera di commercio di Milano e Brianza, sarebbero a forte rischio usura. E anche i dati sulla moratoria dei debiti, rilasciati a marzo dalla Banca d’Italia parlano di una situazione davvero complicata.
“Sulla base di dati preliminari, al 29 gennaio sono pervenute oltre 2,7 milioni di domande o comunicazioni di moratoria, su prestiti per circa 300 miliardi. Si stima che, in termini di importi, circa il 95% delle domande o comunicazioni relative alle moratorie sia già stato accolto dalle banche, pur con differenze tra le varie misure; il 4% circa è stato sinora rigettato. Più in dettaglio, le domande provenienti da società non finanziarie rappresentano il 43% del totale, a fronte di prestiti per 190 miliardi. Per quanto riguarda le PMI, le richieste ai sensi dell’art. 56 del DL ‘Cura Italia’ (quasi 1,3 milioni) hanno riguardato prestiti e linee di credito per 153 miliardi. Le 60 mila adesioni alla moratoria promossa dall’ABI hanno riguardato oltre 17 miliardi di finanziamenti alle imprese.
Le domande delle famiglie, invece, hanno riguardato prestiti per 96 miliardi di euro. Le banche hanno ricevuto oltre 200 mila domande di sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa, per un importo medio pari a circa 94 mila euro. Ecco allora che la legge licenziata dal governo Monti, che fu pensata per una situazione di crisi certo non paragonabile a quella attuale, dopo le modifiche apportate che saranno in vigore dal 1 settembre di quest’anno, potrebbe davvero essere un ancora di salvezza per moltissime famiglie in difficoltà.
“Il problema è che questa legge è ancora poco conosciuta e che molti non sanno nemmeno di avere la possibilità ricorrendovi di cancellare debiti anche di grossa entità” conclude l’avvocato Stracuzzi. Come esempio cita un caso seguito dal suo studio che ha visto la cancellazione di 1,4 milioni di debiti accumulati con la loro attività, a due giovani imprenditori agricoli della provincia pavese, fra le centinaia di casi che ha seguito in questo ultimo drammatico anno.