Spread ai massimi dal 2014. Piazza Affari -2,21%: a picco Unicredit
A Milano l'attenzione è tutta per la ricapitalizzazione da 13 miliardi del gruppo Unicredit
Avvio di settimana difficile per le Borse europee, che chiudono la seduta in netto calo penalizzate dai timori sulla tenute dell'eurozona e dopo che il presidente della Bce, Mario Draghi, ha avvertito sui rischi di un allentamento della regolamentazione finanziaria. Maglia nera e' stata Piazza Affari, che ha perso il 2,21% sul Ftse Mib, mentre lo spread tra BTp italiano e Bund tedesco e' volato ai massimi da tre anni oltre i 200 punti base. A pesare sul listino milanese e' la debolezza del settore bancario nel giorno in cui e' arrivato sul mercato il maxi aumento di capitale da 13 miliardi di UniCredit. I titoli dell'istituto hanno lasciato sul terreno il 6,87% mentre i diritti il 18,85%.
Il combinato azione-diritto ha cosi' chiuso in calo del 12,8% rispetto a venerdi'. Il comparto restera' comunque sotto i riflettori anche nei prossimi giorni, che vedranno la pubblicazione dei conti 2016 di quasi tutti i principali istituti. Hanno invece guadagnato terreno in controtendenza Cnh (+3,1%) e Telecom Italia (+1,41%). Sul mercato dei cambi, euro in calo a 1,0735 dollari (1,0782 venerdi' in chiusura) e 120,59 yen (121,42), mentre il rapporto dollaro/yen e' a 112,35 (112,61). In calo, infine, il prezzo del petrolio: il future marzo sul Wti cede lo 0,91% a 53,34 dollari al barile, mentre la consegna aprile sul Brent perde l'1,14% a 56,16 dollari. A Piazza Affari il Ftse All Share ha terminato la giornata in calo del 2,29%. Tornando ai titoli milanesi a maggiore capitalizzazione, le vendite sulle banche hanno colpito Banco Bpm (-5,85%), Bper (-5,71%), Ubi Banca (-5,47%) e Mediobanca (-4,11%).
Ha parzialmente limitato i danni Intesa Sanpaolo (-2,41%): venerdi' l'a.d. Carlo Messina ha raffreddato la speculazione su una possibile operazione di M&A con Generali (-2,34%) spiegando che l'istituto si prendera' tutto il tempo necessario per valutare la fattibilita' industriale e strategica dell'operazione. -3,29% per Leonardo, che ha pagato lo stallo nelle trattative con Airbus per la vendita del 25% della joint venutre Mbda. Bene invece Cnh Industrial (+3,13%), che ha confermato il rally avviato martedi' scorso dopo la pubblicazione dei dati di bilancio salendo ai massimi da tre anni e mezzo.
Effetto trimestrale anche per Telecom Italia, salita dell'1,41% dopo i conti superiori alle attese e le indicazioni ambiziose per i prossimi esercizi. Nel resto del listino milanese si sono messe in luce Smre (+12,39%), Nova Re (+10,11%) e Italiaonline (+8,98%). Deboli invece Sintesi (-45%), Tas (-8,85%) e Gequity (-7,58%). In Europa, Francoforte ha lasciato sul terreno l'1,22% e Parigi lo 0,98%, mentre Londra ha limitato le perdite allo 0,22%, grazie alla tenuta di alcuni minerari e dei farmaceutici. A Parigi hanno perso terreno le banche: Credit Agricole ha chiuso in calo del 2,48% e Societe' Generale del 2,42%. Banche e auto nel mirino degli investitori a Francoforte, dove tra i titoli peggiori ci sono Commerzbank (-2,91%), Volkswagen (-2,07%) e Deutsche Bank (-1,91%).
Unicredit: oggi l'aumento capitale 13 mld, piu' grande d'Italia
Al via da oggi, fino a venerdi' 10 marzo, l'aumento di capitale di Unicredit da 13 miliardi di euro, il piu' grande della storia borsistica italiana e anche tra i maggiori a livello europeo. Si tratta del quarto aumento di capitale per la banca dopo quelli del 2008, 2009 e 2012. A differenza dell'altro aumento effettuato di recente da Mps, questo sara' coperto interamente da privati. Lo Stato insomma non sborsera' un euro. L'operazione consistera' nell'emissione di nuove azioni pari, appunto, a 13 miliardi di euro che andranno in opzione a chi gia' possiede titoli della banca al prezzo di 8,08 euro con uno sconto sul Terp del 38%.
COS'E' IL TERP? Il Theoretical ex right price (Terp) o prezzo teorico ex diritto di un titolo e' il prezzo teorico di un'azione dopo lo stacco del diritto di opzione relativo ad un aumento di capitale. Un aumento di capitale consiste nell'immissione di nuovi capitali in una societa' da parte dei suoi azionisti. A questi viene attribuito un diritto di opzione (quello a cui fa riferimento l'espressione "ex diritto") che consente a ogni socio di sottoscrivere l'aumento in modo da non diluire le proprie quote. In pratica un azionista ottiene gratuitamente il diritto di sottoscrivere nuove azioni della societa'. Si tratta di una scelta e non di un obbligo (infatti si chiama opzione) tanto che il diritto puo' anche essere venduto o quotato. Un esempio chiarisce tutto: supponiamo che una societa' abbia 100 azioni del valore di 30 euro ciascuna. Supponiamo anche che sia varato un aumento di capitale che prevede l'emissione di altre 100 azioni al valore di 20 euro ciascuna (con un sconto tipico di queste operazioni e deciso per invogliare i soci a partecipare). Poniamo anche che l'azionista a cui facciamo riferimento abbia dieci azioni. Nel momento dello stacco del diritto, ossia della sua gratuita attribuzione ai soci (coincidente in genere anche con la sua negoziabilita'), il nostro azionista avra' 10 azioni del valore di 30 euro ciascuna e quindi un portafoglio di 300 euro. Oltre a questo avra' 10 diritti che gli consentono di sottoscrivere altre 10 azioni al prezzo di 20 euro ciascuna. Al termine dell'emissione delle nuove azioni quindi il loro valore (essendo le nuove azioni in pari numero delle vecchie) dovrebbe essere pari a una media di 30 euro (vecchio valore) e 20 euro (valore delle nuove emissioni), dovrebbe quindi ammontare a 25 euro. Proprio questo valore corrisponde al prezzo teorico ex diritto o Theoretical ex right price (Terp).