Economia
Stellantis in Cina, partenza in salita. E Tavares restituisce il prestito Sace
Prima mossa in Cina di Tavares che annuncia la salita al 75% della jv Gac. I partner replicano piccati di non sapere nulla e serve l'ok del governo di Pechino
Sul rafforzamento in Cina "siamo a buon punto. Ci sono delle ottime basi di negoziati con i nostri partner. Illustrerò l'intera strategia il primo marzo", si è limitato a dire il Ceo. Tutto a posto dunque? Nelle prossime settimane si capirà. La posta in gioco è strategica perché, al momento, nell’area Stellantis può contare su una quota di mercato inferiore all’1%. Proprio la maggior presa sulla Cina e sui mercati asiatici era uno dei motivi principali per cui, prima che il tavolo saltasse, John Elkann aveva bussato la porta ai cugini transalpini di Renault (legati da un’alleanza di ferro con Nissan e Mitsubishi), prima di rivolgersi invece alla famiglia Peugeot per le grandi nozze italo-francesi delle quattroruote.
Stellantis pronta a restituire in anticipo il prestito da 6,3 miliardi a Intesa-Sanpaolo con garanzia Sace
Intanto, mentre il settore automotive italiano sta accusando i colpi della frenata produttiva e della transizione ecologica innescata dai nuovi diktat comunitari sui motori endotermici (da mettere fuori produzione entro il 2030), il gruppo, dopo i rumors della scorsa estate, si prepara secondo quanto ha rivelato Bloomberg a restituire ufficialmente con un anno di anticipo, rispetto alla tabella di marcia prevista, il prestito da 6,3 miliardi di euro avuto da Intesa Sanpaolo con garanzia pubblica.
A giugno 2020, Fca aveva sottoscritto la linea di credito a tre anni garantito all'80% da Sace nell'ambito delle misure governative del Conte bis per le imprese colpite dall'impatto della pandemia. Prestito condizionato però a obblighi di investimento da parte del gruppo sul territorio nazionale e a precisi vincoli di mantenimento dei livelli occupazionali. Vincoli che ora verranno meno e al posto dei quali, con il profondo rosso nelle vendite del mercato dell’auto, i sindacati temono possano subentrare i tagli al costo del lavoro.