Economia

Stellantis e l'ipotesi di una buonuscita da 100 milioni per Tavares, l'ennesima scusa per sparlare del capitalismo

di Simone Rosti

La politica, da Destra a Sinistra, la smetta di montare polemiche inutili sui compensi dell'ex Ceo di Stellantis. Si preoccupi piuttosto di tutelare i lavoratori che saranno espulsi dal mercato dell'auto

Stellantis avrebbe bisogno di un nuovo Marchionne, ma l’unico in circolazione è Luca de Meo che è blindato in Renault... Commento 

Per una volta diamo ragione a Feltri, tanta invidia per Tavares che con la sua buona uscita iperbolica non avrà problemi a garantirsi una vecchiaia serena. Leggiamo sui giornali tanto sdegno per il manager portoghese che avrebbe distrutto la multinazionale Stellantis. “Come Italiano sono indignato” ha affermato Salvini, ma indignato da cosa? Tavares (che ricordo a Salvini non è propriamente un incapace, si legga il suo curriculum vitae) probabilmente ha fallito la sua missione di traghettare Stellantis nello scenario dei paletti imposti dall’Unione Europa sulla transizione all’elettrico.

I manager qualche volta vincono le sfide e qualche volta le perdono. Ricordo però ai bifolchi che straparlano che l’obiettivo di qualsiasi CEO è in primo luogo garantire utili agli azionisti, e Tavares lo ha fatto molto bene distribuendo oltre 23 miliardi ai suoi azionisti in tre anni. La stessa Volkswagen naviga in cattive acque, un fortino che sembrava inespugnabile, ma in Germania i sindacati contano più che in Italia non perdendosi in battaglie ideologiche. Sarebbe opportuno considerare razionalmente il contesto nel quale ci troviamo, come ci ha ricordato Cerasa su Il Foglio infatti, da un lato c’è stata la transizione a un elettrico costosissimo, dall’altro (cosa più importante) il cambiamento delle abitudini di giovani e giovanissimi che sempre meno vedono nell’auto uno status e una necessità, mentre sembrano più sensibili al concetto di mobilità che non prevede necessariamente il possesso di un’auto. Leggo poi altre dichiarazione scomposte di chi afferma di voler difendere a ogni costo le fabbriche, senza dire come possiamo convincere consumatori sempre più disinteressati a comprare auto.

Qualcuno poi approfitta di tutto ciò per prendersela con il capitalismo e le sue contraddizioni, ma che a oggi non ha una reale alternativa che garantisca altrettante libertà, si accettano prove contrarie. La politica anziché sparlare (sia da destra che da sinistra), si preoccupi di tutelare i lavoratori che in parte saranno espulsi dal settore automotive, convertendo le loro competenze, sostenendo le loro famiglie, e non buttare miliardi in superbonus per dirne una. A proposito, lo dico per i ministri che non leggono i giornali, le auto elettriche nel mondo non vanno affatto male, anzi, basta documentarsi.

Nel 2022 sono state vendute globalmente 10 milioni di auto elettriche, nel 2023 14 milioni e nel 2024 si stima che il numero di auto elettriche possa arrivare a 17 milioni. Quindi tassi di crescita a doppia cifra, seppure con una distribuzione diversa fra i vari continenti (il 45% in Cina, il 25% in Europa e l'11% negli Stati Uniti). Altro mito da sfatare: ma le avete viste le nuove auto cinesi sia elettriche che ibride? Belle, sinuose, ottimamente rifinite e super ecologiche che se fossero marchiate da uno dei famosi brand tedeschi costerebbero il doppio (vedere le auto Nio, Byd, XPeng, ecc.). Imporre per “decreto” come ha fatto l’Europa il passaggio all’elettrico è una follia, così come imporre dazi, sarebbe meglio lasciare fare al mercato che, come diceva Adam Smith, resta quella mano invisibile che garantisce il maggior benessere per la collettività.

Stellantis avrebbe bisogno di un nuovo Marchionne, ma l’unico in circolazione Luca de Meo (che si è fatto le ossa proprio con Marchionne) è blindato in Renault, ma se fosse proprio lui a traghettare Stellantis in una mega aggregazione con la stessa Renault? L’unica cosa certa è che l’Europa sta perdendo la sfida della mobilità dei prossimi decenni, qui si tratta di salvare il salvabile e non sono Tavares e la buona uscita il problema.

LEGGI LE NOTIZIE DI ECONOMIA