Economia
Tassi, le economie più resilienti degli aumenti a raffica di Bce e Fed

L'economia americana la più resistente, la Germania debole e in recessione
Tassi, tra il 2012 e 2023 l'economia mondiale sulle "montagne russe"
Tra il 2021 e il 2023 l’economia mondiale si è mossa sulle montagne russe. Dal post pandemia si è usciti effettivamente con le “ossa rotte” e subito dopo ci si è trovati ad affrontare il nuovo pericolo rappresentato dall’inflazione. Normalmente la battaglia sugli aumenti senza freni si vinceva nel tempo e con grandi sacrifici e recessione. Questa volta la politica delle Banche Centrali, pur avendo fatti aumenti in 24 mesi di 525 punti la Fed e 450 punti la Bce del costo del denaro, ha trovato di fronte economie resilienti che hanno resistito senza entrare in recessione.
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Anzi il 2023 si è chiuso con delle ottime performance dei mercati azionari ( in primis quella della Borsa Italiana) che hanno guadagnato mediamente il 15%. Probabilmente questo perchè hanno già scontato l’inversione di tendenza sulla politica dei tassi promessa da Fed e Bce. Sta di fatto che i messaggi dei banchieri negli ultimi mesi, obiettivamente non chiarissimi, hanno però aiutato le economie che hanno evitato recessioni a catena. Le previsioni degli analisti sono cosi improntate ad un moderato ottimismo con il raggiungimento dell’obiettivo dell’inflazione al 2%, con un “atterraggio morbido” dell’economia, nel 2024 e una tranquilla ripartenza nel 2025.
Tassi, l'economia più resiliente è stata quella americana
L’economia più resiliente di tutte in questa periodo è stata, senza ombra di dubbio, quella americana mentre quella che ha maggiormente sofferto (tra i paesi industrializzati) è stata la Germania caduta in quella che viene definita “recessione tecnica”. Italia e Francia hanno tenuto e la Spagna si è mossa in maniera più vivace rispetto ai paesi delll’Eurozona. La Cina, dal canto suo, è cresciuta pur con un 40% meno rispetto agli anni d’oro. La strategia delle banche centrali, a detta di molti, è riuscita, per la prima volta, nell’obiettivo di far abbassare l’inflazione senza colpire minimamente la crescita. Anche la politica fiscale espansiva è stata una grande alleata, così come la moderazione dell’inflazione dal lato dell’offerta che ha contribuito a ridurre la pressione all’insù dei prezzi.
Gli ultimi dati macro stanno a confermare che ci sta avviando sull’ultimo miglio, quello che porterà l’inflazione al 2% .Questo riducendo leggermente i PIL dei paesi ma non portandoli in recessione. Ora per uscire completamente dalla stato di crisi inflattivo attuale manca solo l’azione delle Banche centrali che dovrebbero velocizzare il processo di riduzione della grandezza dei propri bilanci. La Bce , ad esempio, dovrebbe ridurre il proprio bilancio di 4,7 trilioni. Nel 2024 dovrebbero essere tagliati circa 500.000 milioni. E questo si rifletterà sicuramente sui mercati e sull’economia. Ma di quanto ancora non è dato sapere.