Economia

Telecom, blitz industriale di Niel. La strategia nel risiko delle Tlc

di Andrea Deugeni
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Clima da merger&acquisition in Borsa dopo il raid del francese Xavier Niel in Telecom Italia, imprenditore delle Tlc salito fino a oltre il 15% del gruppo guidato da Marco Patuano. Mentre gli analisti finanziari, in attesa dei risultati dell'indagine della Consob sulla scalata di Neil nel capitale dell'ex incumbent, ragionano sul futuro consolidamento del settore in Europa e a Piazza Affari passano di mano oltre 316 milioni di titoli, pari al 2,3% (le azioni hanno chiuso con un rialzo dello 0,55% a 1,269 euro, seconda seduta con il segno più dopo i forti guadagni di ieri), gli addetti ai lavori del settore Tlc s'interrogano sulle motivazioni dell'operazione francese e definiscono la discesa in campo del fondatore di Iliad un investimento con una valenza industriale, più che un'operazione puramente finanziaria.

Il miliardario transalpino che è entrato nel capitale a titolo personale, si fa notare, non avrebbe le risorse per prendere da solo il controllo della società telefonica e sembra molto improbabile, vista la storia dei due imprenditori, che possa muoversi d'intesa con Vincent Bolloré, il presidente del Consiglio di sorveglianza di Vivendi che detiene il 20,3% del capitale sociale di Telecom Italia. Il selfmade man francese è un vero esperto del settore tlc. Non solo ha lanciato l'operatore mobile low cost Free ma ha anche recentemente preso il controllo di Monaco Telecom e ha sborsato 2,3 miliardi di euro per acquistare Orange Suisse. Nel settore Niel ha quindi un vero know how da far valere. E l'investimento in Telecom Italia rappresenta sicuramente una buona opportunità in questo senso. Infatti, in un mercato italiano in fase di stabilizzazione, con la fusione tra Wind e Tre e il numero degli operatori che passa da quattro a tre, Telecom Italia appare in questo scenario particolarmente ben posizionata.

Ma non solo. L'assenza in Italia di un vero e proprio operatore via cavo, a differenza della Francia dove c'è Numericable-Sfr, potrebbe permettere all'ex monopolista di trarne profitto: Telecom può infatti posare la fibra ottica e sviluppare la banda ultralarga in una situazione di relativa tranquillità. E proprio in questo scenario, Niel può far valere il suo savoir faire.

A differenza di Vivendi che, dopo la cessione dell'operatore mobile Sfr è soprattutto specializzato nei media, il fondatore di Iliad ha un vero bagaglio di competenze specifiche nel settore. L'imprenditore francese, infatti, con l'operatore low cost Free ha lanciato la triple play, ovvero l'offerta di voce, dati e video-Tv su un network di telecomunicazioni, e potrebbe in Italia contribuire a lanciare la quadruple play (che coniuga servizi di telefonia fissa e mobile, accesso a internet e servizi televisivi).

Insomma, Niel può essere un investitore di lungo termine in Telecom Italia, in grado di contribuire a aiutare la compagnia telefonica nel suo sviluppo, per poi passare all'incasso, spiegano gli addetti ai lavori, una volta che Telecom sia finita vittima del risiko mondiale delle Tlc. Dopo tutto, la stessa logica che Neil applica nel suo ruolo di business angel con le start-up francesi.

Intanto, il governo Renzi, che con Telecom vorrebbe costruire la rete a banda larga del Paese coinvolgendo la coppia Cdp-Enel, rimane alla finestra, in un silenzio definito da più parti assordante. Sul caso Telecom "non rilascio dichiarazioni adesso", ha affermato ad Affaritaliani.it il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi.