Economia
Telecom, rischio spezzatino all'orizzonte
Capire, cioè, se i due finanzieri francesi si siano mossi per proprio conto o se in qualche modo il loro "attivismo" prefiguri una futura cessione, ad uno stesso o a due differenti "prenditori finali" è centrale, anche alla luce del futuro sviluppo della rete a banda ultralarga che Cdp (in coppia con Enel) potrà promuovere attingendo a risorse messe a disposizione dal Fondo europeo per gli investimenti strategici che secondo il piano Juncker dovrebbe rilanciare gli investimenti infrastrutturali in tutto il Vecchio Continente. Finora infatti l'idea sembrava quella di far realizzare a Cdp, tramite Metroweb (controllata dal Fondo strategico italiano e dal fondo infrastrutturale F2i) la nuova rete, per poi trasferirla a Telecom Italia, magari in concomitanza con lo scorporo o cessione della "vecchia" rete in rame, in cambio di un ingresso di Cdp nel capitale dell'ex monopolista telefonico.
Ma se nel frattempo il controllo di Telecom Italia dovesse correre il rischio di passare in mano straniera si potrebbe avere un nuovo ripensamento: tornerebbe d'attualità l'idea di una Metroweb a maggioranza pubblica ma partecipata da tutti gli attori del comparto, come aveva proposto l'ex presidente di Cdp, Franco Bassanini, prima di essere giubilato da Renzi, o si andrebbe ad uno scontro frontale? Di certo lo scenario delle telecomunicazioni in Italia e in Europa è di nuovo in movimento, dopo anni incertezze e di prevalenza della finanza rispetto alla politica industriale che hanno finito col relegare uno dei principali gruppi di telecomunicazioni europei ad un ruolo di cenerentola.
Luca Spoldi