Economia

Tim,via la Rete e rilancia la Netflix Ue con Mediaset:Bollorè esce dall'angolo

Secondo i rumors, Bolloré sarebbe tentato dal cedere la rete: ridurrebbe il debito, potrebbe ricucire i rapporti coi Berlusconi, per...

Altro che asset “incedibile”, perché strategico per l’azienda, come aveva ripetuto più volte l’ex amministratore delegato Flavio Cattaneo, l’ultima volta a giugno in audizione al Senato, peraltro con la precisazione che fino a quel momento almeno “nessuno ci ha mai chiesto niente”. La rete fissa, in rame, di Tim-Telecom Italia potrebbe essere la chiave di volta per uscire dal pantano in cui Vincent Bolloré sembra essersi invischiato in questa sua “campagna d’Italia”.

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Il perché è evidente: la rete in rame è un asset ormai maturo, da cui è difficile estrarre ulteriore valore, destinato nei prossimi anni ad una rapida obsolescenza commerciale oltre che tecnologica nel momento in cui la rete in fibra ottica prenderà il sopravvento. Cederla adesso potrebbe consentire a Bolloré di ottenere una serie di obiettivi pregiati con poco o nullo sforzo.

Anzitutto se la valutazione si avvicinasse più ai 20-25 miliardi di cui ha sempre parlato Cattaneo, anziché ai 13-15 miliardi delle valutazioni che circolano a Piazza Affari, per il finanziere bretone potrebbe essere gioco facile chiudere la partita Mediaset accettando di tener fede ai patti dell’aprile 2015 che prevedevano uno scambio di partecipazioni incrociate Vivendi-Mediaset al 3,5% e la cessione dell’89% di Mediaset Premium al gruppo francese (l’11% in mano a Telefonica sarebbe stato rilevato in un secondo momento).

In quella circostanza il 100% di Premium era stato valutato 756 milioni (inclusa una posizione finanziaria netta positiva al closing di 120 milioni, dunque 636 milioni al netto della cassa). Con calma poi i Berlusconi potrebbero consentire a Vivendi di risalire (o “scongelare” i diritti) fino al 15%-20% del capitale di Mediaset, se nel frattempo Tim, ormai priva della sua “strategica” (si fa per dire) rete si trasformasse da un’azienda telefonica a una società di distribuzione di contenuti a 360 gradi, alleggerita di una parte consistente del suo debito finanziario netto rettificato, attualmente attorno ai 25,1 miliardi di euro.

(Segue...)