Economia
Tra contraddizioni e opportunismo, chi va in confusione quando si parla di energia
Arvedi è l'ultimo colosso del manifatturiero che protesta contro il caro bollette. Ma...

Tra contraddizioni e opportunismo, chi va in confusione quando si parla di energia
Anche Arvedi si aggiunge allaribilanciarecietà dell’acciaio che tengono un atteggiamento un po’ contradditorio quando si parla di energia. I problemi sono due, uno di sostanza e l'altro di opportunità. A livello di sostanza è emerso nel corso degli ultimi mesi come quelle delle grandi aziende energivore siano un po' lacrime di coccodrillo. Gli incentivi di cui godono fanno sì che il prezzo pagato per l'energia sia molto più basso di quello dichiarato (o lamentato). E' noto che da oltre 15 anni questi gruppi godono di aiuti miliardari ogni anno.
Non solo, ma soprattutto le aziende di queste dimensioni sono consapevoli che si può acquistare con contratti a lungo termine e con prezzi più bassi. Parliamo di contratti con un costo fisso per anni, al riparo dunque dai rialzi del gas (cui l'Italia è sottoposta a causa del suo mix energetico). Si tratta dei cosiddetti PPA, ossia contratti che prevedono di godere di energia a prezzi certi e stabili nel tempo.
Fin qui si potrebbe dire che queste aziende si preoccupano solo dei loro interessi: comprano l’energia sul mercato quando il prezzo del gas è basso e poi quando i costi salgono chiedono ogni volta ulteriori aiuti che si aggiungono a quelli che si sono già assicurati nel corso degli anni. E' una strategia i cui effetti sono pagati da piccole imprese e dai consumatori in bolletta e che garantisce invece profitti per le aziende energivore quando il prezzo del gas si abbassa.
Il problema di opportunità invece riguarda le costanti contraddizioni cui si espongono queste grandi aziende. Di Antonio Gozzi avevamo già detto: da una parte tuonava contro i costi alti dell'energia, dall’altra è presidente della Duferco, azienda che fa trading di gas. Una società che, paradossalmente, fa del commercio di energia una delle principali fonti di ricchezza del suo business.
Da Duferco torniamo ad Arvedi, azienda diversa ma opportunismo simile. Un comunicato di pochi giorni fa metteva in evidenza il vanto da parte di Arvedi Ast per aver ricevuto il certificato di eccellenza come “partner strategico globale di Siemens Energy”, azienda che fornisce le tecnologie sia per la produzione di energia convenzionale sia per quella rinnovabile.
Quindi anche Arvedi fa parte di quei gruppi che in qualche modo fanno business grazie alla filiera delle rinnovabili. Peccato che proprio la Arvedi mesi fa si sia resa protagonista di una campagna che proponeva un simil esproprio delle centrali idroelettriche ai danni dei legittimi concessionari, per poter approvvigionare di energia le sue imprese a prezzi di favore.
Senza contare che Arvedi figura tra i principali finanziatori di Carlo Calenda, il politico che più di ogni altro ha messo nel mirino società energetiche e rinnovabili, accusate di macinare profitti eccessivi e che supporta le sue tesi facendo paragoni campati per aria. Lo stesso Calenda che ogni due per tre sostiene la tesi del disaccoppiamento tra i prezzi di gas e rinnovabili, un provvedimento che è ormai chiaro a tutti quelli che si occupano della materia che non si può fare.
Per questo, le grandi società energivore potrebbero invece iniziare a seguire l’agenda Draghi che suggerisce la strada da percorrere: più contratti a lungo termine derivanti da energia rinnovabile garantirebbero di dipendere meno dalle fluttuazioni del prezzo del gas e favorirebbero lo sviluppo di ulteriore produzione green, che è quella che costa meno. Tutto questo contribuirebbe a ribilanciare il mix energetico del Paese e a generare benefici anche in termini di minori costi dell’elettricità per famiglie e imprese.