Economia

Turismo, a rischio il 13% del Pil. Il Dl rilancio è insufficiente. L'analisi

di Vincenzo Caccioppoli

Turismo, a rischio il 13% del Pil: "Il Dl rilancio è insufficiente". Facciamo come la Spagna, dal Turismo parta il rilancio

Nel 2000 il nostro Pil pro-capite era solo 1,37 volte quello spagnolo. Dunque, un italiano mediamente era più ricco di quasi il 40% rispetto a un cugino iberico. Tuttavia, già nel 2007 la musica era cambiata. Il 2007 è l'anno quello che precede l’esplosione della crisi finanziaria del 2008.

Allora il Pil italiano in termini assoluti valeva 1,49 volte quello spagnolo. Ma il rapporto tra i dati pro-capite scendeva drasticamente a meno di 1,15 volte. In soli 7 anni, dunque, la nostra ricchezza media si era già nettamente ridotta. E nel 2017, a fronte di un Pil nominale di 1,475 volte quello spagnolo, il dato pro-capite ci vede in vantaggio solo del 13,6%. Ma a parità di potere d’acquisto andiamo sotto. E gli spagnoli sono diventati più ricchi di noi. Come è stato possibile tutto ciò?

Molti parlano delle riforme sul lavoro operate da Rajoy nel 2012 che avrebbero aiutato l'economia a crescere, negli utlimi anni, a livelli tra i piu alti di tutta l'Unione europea, mentre la crescita del nostro paese rimaneva praticamente ferma, ma non è solo quello.

La risposta forse va ricercata in una politica di investimenti operati dal paese iberico sopratutto nel settore che è stato il vero motore della crescita del paese in questi ultimi venti anni: il turismo. l’Italia ha aumentato le spese correnti (80 euro di Renzi, salvataggio Alitalia e Mps, nuovo contratto statali, etc..) e ha pagato interessi.

Invece la Spagna ha compiuto massicci investimenti, in gran parte sul settore turistico, la crescita del debito pubblico che è stata poderosa forse piu che in Italia era dovuta in gran parte ad investimenti produttivi nella economia soprattutto quella legata direttamente ed indirettamente appunto al turismo.

Il saldo spagnolo nel 2017, nel settore turistico, è stato il doppio di quello italiano: 80 miliardi contro i 40 italiani. Se nel Dopoguerra eravamo al 1° posto, oggi per arrivi di turisti siamo al 5°.

La Spagna intanto nel 2018 con 85 milioni di arrivi è diventata leader mondiale per arrivi turistici nel proprio paese. La Spagna insomma ha fatto del turismo la sua strategica attività, attraverso la quale rilanciare l'economia.

E si perche anche il secondo pilastro che ha giudato l'economia iberica e cioè il settore delle costruzione ha avuto grande slancio proprio dai grandi investimenti in infrastrutture e in residenze proprio legate al mondo del turismo. Il nostro paese, invece, ha come dormito sugli allori, conscio che le bellezze artistiche presente sul territorio bastassero a portare turisti da noi. Ma quetso chiarakmente è vero solo in parte. Perchè come dimostrato appunto dalla Spagna, ma anche da altri paesi coome la Croazia o la Grecia, la bellezza da solo non èè sufficiente per attirare una clientela tursitica sempre piu esigente, che non si accontenta di vedere musei, monumenti e bellezze paesaggistiche ma ha bisogno anche di tutti quesi servizi accessori, che purtroppo in Italia scarseggiano, soprattutto al Sud, la parte del paese a maggior vocazione tursitica.

La Spagna da tempo ha puntato anche alla parte “leisure”, che comprende divertimento, sole, spiagge, attività ludiche, concerti e sport, come per esempio il golf, che ha permesso a intere zone del paese come Marbella e tutta la Costa del Sol ( che hanno costruito decine di campi nella regione in pochi anni), di diventare mete turistiche gettonatissime tutto l'anno da un turismo di alto livello. Si tratta di programmazione che per la Spagna è stata curata da un efficientissima agenzia del turismo Turespana, controllata direttamente dal ministero preposto, che ha messo in atto una serie di strategie volte ad attirare sempre piu turisti internazionali.

Nel nostro paese tutto questo fino ad ora e mancato, come è mancata quel ministero del turismo da troppo tempo evocato dagli operatori del settore. Ma con la pandemia tutto potrebbe essere rivoltato e la conseguente grande crisi che ha praticamente azzerato il turismo internazionale, potrebbe essere per l'Italia l'occasione di ripensare completamente il turismo e partire da lì per rilanciare l'economia.

Una serie di investimenti in infrastrutture, i cui fondi sono da tempo gia stati stanziati e che aspettano solo che la lentissima macchina burocratica statale faccia il suo corso per autorizzarli, potrebbe rappresentare quel volano per rilanciare il settore, che ad oggi rappresenta il 13% del Pil e che dà lavoro a circa 3,5 milioni di persone.

Una seria programmazione e una coesione e unità di intenti fra istituzioini ed operatori del settore per contribuire alla diffusione dell'immagine pase nel mondo e non lasciare il marketing e la promozione a Regioni ed enti locali, con il rischio di sprecare le poche risosrse a disposizione in mille rivoli, che portano poco o nulla al sistema paese.

Certo è che la partenza da parte del Governo non sembra andare esattamente in questa direzione, considerando che nel decreto rilancio per il turismo sono stati previsti appena 4 miliardi di aiuti, contro i 18 della Francia, i 25 della Grecia e i 10 appunto della Spagna, giusto per indicare i principali nostri competitor in Europa.

Il turismo può e deve essere il settore che dia slancio e impulso ad un circolo virtuoso che trascini con se il recupero di un tessuto produttivo duramente colpito da una crisi senza precedenti. Se sono riusciti a farlo in Spagna, non si capisce per quale motivo non lo si possa fare anche qui da noi.