Economia

UniCredit, dietro l'offerta per Bpm ci sono tre motivi. Le mosse di Orcel con vista sulla Francia

di redazione economia

La banca di Piazza Gae Aulenti spiazza tutti e mette sul piatto 10 mld. Il risiko europeo

UniCredit, le mosse di Orcel e le incognite 

UniCredit ieri all'alba si è mossa e ha lanciato un'offerta pubblica di scambio azionario su BancoBpm, operazione da 10 miliardi. La decisione ha spiazzato il governo italiano e il ministro dell'Economia Giorgetti ha dichiarato: "Operazione non concordata, valuteremo", aggiungendo poi: "Esiste la Golden Power". L'obiettivo dell'istituto di credito guidato da Orcel - riporta Il Sole 24 Ore - è chiaro, vuole togliere dalla scena italiana un gruppo medio ma in ascesa, e sempre più ingombrante dopo l’Opa su Anima e l’ingresso in Mps. E puntellare così la posizione di UniCredit come secondo campione nazionale in Italia, peraltro in una fase di stallo in Germania, dove l’operazione Commerzbank appare in salita.

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Ma chissà che il ceo di UniCredit, Andrea Orcel, - prosegue Il Sole - non abbia deciso di muoversi – e offrendo così una sponda preziosa al Governo – nell’intento di sventare possibili zampate estere su BancoBpm da parte del Credit Agricole, che secondo alcuni rumors mirava proprio a conquistare la ex banca popolare, visto che lì i francesi già detengono un 9 per cento. La fusione con BancoBpm era già stata accarezzata da Orcel a febbraio 2022 quando, chiuso il dossier Mps, il banchiere si era visto saltare l’operazione tra le mani per una fuga di notizie.

Oggi l’operazione torna di prepotenza in agenda per almeno tre ragioni. La prima è di tipo difensivo. Il rischio di un sorpasso a opera di BancoBpm, dopo le operazioni con Anima e Mps, che secondo alcune letture poteva ambire a costruire un maxi-polo alle spalle di Intesa Sanpaolo (saldamente in cima con il 20% del mercato degli impieghi) era insomma troppo grosso per essere sopportato. La seconda ragione è un allineamento delle valutazioni borsistiche. Ai prezzi attuali, BancoBpm oggi vale 7,2 volte gli utili, UniCredit 6,7. Ciò rende l’aggregazione finanziariamente non solo sensata ma quasi anche obbligata per UniCredit (ieri scesa del 4,4%). La terza ragione è legata a Commerzbank, complice la crisi di governo in Germania si prevedono tempi lunghi: almeno fino ad aprile-maggio non si sbloccherà la situazione. Ma UniCredit deve muoversi per impiegare in maniera produttiva l'eccesso di capitale.

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