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Economia
Unicredit-Commerzbank, Sapelli: "Orcel fa bene, le regole dell'Europa sono queste..."

Unicredit-Commerzbank, Sapelli: "Orcel fa bene, le regole dell'Europa sono queste..."


La scalata di Commerzbank da parte di Unicredit ha sollevato un polverone in Germania. L’operazione che per il ceo Andrea Orcel ha come obiettivo quello di “creare valore”, in un’ottica quindi di investimento e non di sopraffazione, per il cancelliere tedesco Olaf Scholz è invece “un atto ostile”. L’ira del cancelliere è stata stroncata dalla risposta della Commissione Europea, che ha definito “legittime” questo tipo di manovre finanziarie tra banche.

Inoltre, la portavoce della Commissione per gli affari economici e finanziari, Veerle Nuyts, ha dichiarato che oltre ad essere legittime, acquisizioni di questo tipo tra istituti bancari europei possono contribuire a rendere le banche “più robuste di fronte agli shock economici”. La presenza del colosso bancario italiano in contesti europei potrebbe portare ad una riduzione del 15% dei costi operativi di Commerzbank, ovvero circa 800 milioni di euro di risparmi.

Ne abbiamo parlato con l’economista Giulio Sapelli: "Non mi stupisce la strategia di Orcel. Scholz? Reazione dettata dai risultati politici in Brandeburgo. Del resto questa operazione è perfettamente legittima in una Europa basata della competizione di mercato e non su base sociale". L’intervista.


Sapelli, un commento sulla scalata di Unicredit a Commerzbank?


Si tratta di una vecchia abitudine che ha Unicredit di guardarsi intorno. Dai tempi in cui avevano acquisito HypoVereinsbank. Operazione che poi si rivelò molto difficile perché era una banca piena di derivati, come Banca Austria. Però fu una strategia coraggiosa di penetrazione nei mercati ex sovietici, che da un punto di vista bancario sono legatissimi alla Germania, perché la Germania e la Russia sono un sistema economico solo, come dimostrano adesso la crisi energetica e le sanzioni. Quindi, non mi stupisce che Orcel abbia perseguito questa linea. Si trovano ancora spazi per creare valore. C'è ovviamente da mettere a posto molte strutture, valorizzare degli asset, e serve offrire nuovi prodotti. Ma è tutto abbastanza conseguente. Chi conosce le questioni della “burocrazia celeste”, come io chiamo la burocrazia dell'Unione europea, sa bene che questa cosa andava fatta. Il report Draghi sulla competitività è del resto un libro dei sogni fatto da un gruppo di persone che non hanno nessun rapporto con la realtà.



L’ira di Scholz è stata subito stroncata dall’intervento della Commissione Europea, che ha definito queste operazioni tra banche “legittime”.



Ci mancherebbe altro. Hanno costruito l'Europa sulla base della competizione di mercato e non su base sociale.  La reazione di Scholz è dettata dalla preoccupazione per il risultato elettorale in Brandeburgo, dove il suo partito resta primo solamente per due punti. Il problema è che la politica internazionale deriva dalla politica interna. Sono le classi politiche quelle che devono fare lobby e pressione, non le classi dirigenti indirette. Finché ci sono gli Stati e l'Europa non ha una Costituzione, è così. Diamo all'Europa una Costituzione e si potrà agire in un altro modo.



La storia di Commerzbank potrebbe avere dei punti in comune con quella di Monte dei Paschi?



Assolutamente no, è tutta un'altra faccenda. L'unica cura per Monte dei Paschi è quella di farla ritornare una banca cooperativa mutualistica, come era un tempo, posseduta dai cittadini senesi. È una banca municipalizzata, non c'è nessun paragone. Si tratta di una concezione e di una filosofia diversa che i neoliberisti di questi ultimi anni hanno dimenticato, dicendo e facendo delle cose ignobili.


Commerzbank si può definire stabile attualmente?



Questo non glielo saprei dire. E' una banca che ha avuto grandi difficoltà nel 2008 ed è stata salvata ripetutamente dallo Stato. Non posso dare un giudizio.

 






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