Economia
UniCredit diventa la banca della moda. Piccini spiega la strategia ad Affaritaliani.it
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Un fatturato di oltre 61 miliardi di euro nel 2014 (+3% rispetto al 2013) che dovrebbe toccare quest'anno, Cina permettendo, i 65 miliardi (+7%), grazie alla leva dell'export (contribuirà per oltre il 50% delle vendite) stimata in crescita del 6,8% rispetto al 2014. Un'impennata che ha aiutato il settore a tornare a crescere dopo un biennio negativo.
Sono i numeri del giro d'affari dell'industria italiana della moda, comprensiva di tessile, abbigliamento, pelle, pelletteria e calzature, comparto di cui fa parte la Camera Nazionale della Moda italiana (Cnmi), presieduta dallo stilista pugliese Carlo Capasa, dai cui associati (ci sono i grandi marchi del Made in Italy) arriva metà di questo fatturato. Vendite che, sommando anche l'indotto (25%), salgono fino al 75% dei 61% miliardi incassati globalmente dall'intero sistema della moda Italiana.
Da questi numeri si capisce perché UniCredit, la più internazinale delle banche italiane al lavoro sul nuovo piano industriale che verrà presentato entro la fine del 2015 (che per quanto riguarda il nostro Paese, destinerà 100 miliardi di nuovi crediti nel prossimo triennio), ha deciso di diventare "official sponsor" della Cnmi, finalizzando un percorso con l'associazione industriale di categoria iniziato nel 2013.
Al momento, come ha ricordato l'amministratore delegato del gruppo di piazza Gae Aulenti Federico Ghizzoni, UniCredit affida circa 21 mila clienti del settore, per un totale di 2,3 miliardi di euro di impieghi. Cifre che, dopo quest'accordo con cui l'istituto di credito punta a diventare "la banca della moda", sono destinate a crescere.
Nella videointervista qui sotto, il country chairman di UniCredit Gabriele Piccini spiega ad Affaritaliani.it come si realizzerà il sostegno del gruppo a uno dei comparti chiave dell'economia reale nazionale.