UniCredit fa cassa con Ubis per il capitale.Utili sopra le attese.Giù in Borsa
Il gruppo UniCredit vende a Sia le attività di elaborazione dei pagamenti tramite carte di pagamento di Ubis in Italia, Germania e Austria. Utili per 687 mln
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Prima le quote di Fineco e di Pekao. Ora Ubis. Prosegue l'opera di rafforzamento del capitale di UniCredit da parte del nuovo amministratore delegato Jean Pierre Mustier che ha deciso di vendere al gruppo Sia le attività di elaborazione dei pagamenti tramite carte di pagamento di Ubis (UniCredit Business Integrated Solutions) in Italia, Germania e Austria. Un deal che ricorda quello effettuato dalla concorrente Intesa-Sanpaolo che ai primi di maggio aveva ceduto la controllata Setefi per oltre un miliardo ai fondi Advent, Bain Capitale e Clessidra.
Contestualmente all'operazione di rafforzamento dell'indice patrimoniale Cet1 (12 punti base che ancora non si vedono perché verranno registrati a fine anno) siglata per un controvalore di circa 500 milioni di euro, UniCredit ha firmato un contratto di outsourcing della durata di dieci anni con Sia per la fornitura di servizi di elaborazione dei pagamenti tramite carte di pagamento.
Il Cda ha licenziato anche la trimestrale che si è chiusa con risultati sono molto solidi: i ricavi sono stati pari a 6,1 miliardi di euro, in aumento del 12,1% sul primo trimestre dell'anno e del 7,1% rispetto allo stesso periodo del 2015, un giro d'affari che ha consentito di mettere a segno profitti nettamente superiori alle attese. L'utile netto semestrale rettificato è stato di 1,3 miliardi, il 27,7% in più del 2015, su 11,6 miliardi di ricavi (+1,1%) e costi per 6,6 miliardi (-4%). Le rettifiche su crediti sono scese dell'11,8% sul secondo semestre 2015 a 1,7 miliardi mentre il costo del rischio si è attestatp a 69 punti base. Guardando al solo secondo trimestre, la banca ha registra un risultato netto rettificato di 687 milioni (di 637 il consensus) con un progresso del 31,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L'unica nota che il mercato non ha potuto fare a meno di rilevare, continuando a punire il titolo che è arrivato a perdere anche oltre cinque punti percentuali (-2,28% a fine seduta a 1,802 euro), è il Cet1 che si è confermato basso al 10,33% mentre le sue stime erano poste al 10,8%. Proprio sul Cet1 la Borsa ha acceso un faro dall'inizio dell'anno, in quanto UniCredit è una banca che ha una rilevanza sistemica e dopo gli stress test il gruppo ha comunicato che metterà in opera azioni di rafforzamento patrimoniale, per cui si dovrebbe andare incontro a un aumento di capitale di almeno sei miliardi di euro.
Scomponendo poi la formazione dell'utile per apporto delle diverse aree geografiche, si scopre che il Tallone d'Achille di UniCredit resta l'Italia. Complessivamente l'utile semestrale cresce del 27,7% a 1,32 miliardi di euro, ma nel nostro Paese gli utili netti dall'attività di banca commerciale scendono del 19% su base annuale, in Germania salgono del 67%. In Polonia gli utili netti aumentano dell'1,7% e nell'Europa centrale e orientale salgono del 158%.
Per i "dettagli" sul fabbisogno di capitale del gruppo è necessario aspettare ancora qualche mese. "Presenteremo le nuove linee guida del piano entro la fine dell'anno, la nostra strategia non è cambiata da venerdì a lunedì", cioè dopo gli stress test, ha spiegato il Ceo Mustier, in conference call con gli analisti finanziari. "Non posso dare dettagli sulle richieste di capitale prima della presentazione della strategic review", aggiunge. Cominciando la conference call, Mustier ha spiegato di ritenere l'Italia "core" per il business del gruppo ma che "tutte le attività del business" saranno poste sotto esame per le azioni di ottimizzazione del capitale.