Economia

UniCredit, Ghizzoni ad Affari: "Gli esuberi? Soluzione con i sindacati"

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni 

Tende una mano ai sindacati italiani dei bancari, Federico Ghizzoni, l'amministratore delegato di UniCredit che oggi ha presentato al mercato l'aggiornamento del piano industriale al 2018. Strategie che annunciano altri esuberi nel nostro Paese, ma che recepiscono "il cambio delle condizioni esterne", come "i tassi d'interesse a zero che rimarranno tali fino al 2018 e i rapidi cambiamenti del mondo digitale che sta invadendo anche quello delle banche". "Guardando bene a ciò che contiene il piano e capendo un po' la situazione che le banche e il sistema devono fronteggiare, troveremo una soluzione", dice però il banchiere alle sigle sindacali. Poi spiega come sarà la nuova mobile banking di UniCredit e... 

Perché UniCredit ha messo mano al proprio piano industriale al 2018? Non era stato comunicato al mercato appena a marzo dello scorso anno?
"Abbiamo aggiornato il piano industriale perché sono cambiate le condizioni esterne. E' mutato il fatto che ci sono tassi d'interesse a zero e assumiamo che rimarranno tali fino al 2018, un periodo di tempo molto lungo, situazione che ci costringeva a reagire. Abbiamo poi deciso di cambiare il piano anche perché ci sono i rapidi cambiamenti del mondo digitale che sta invadendo anche quello delle banche e ciò trasformerà anche la faccia di UniCredit".

E come sarà l'UniCredit del 2018?
"Oggi abbiamo quasi 8 milioni e più di clienti sul mobile e sull'internet banking e ne avremo 16 milioni nei prossimi tre anni. Aumento che rappresenta un cambiamento radicale per il nostro istituto. Stiamo investendo 1,2 miliardi di euro sulla digitalizzazione del gruppo. Lanceremo anche una banca nuova, Buddy Bank che è completamente fondata sul mobile, primo esempio non solo in Italia, ma anche in tutta Europa e dovremo essere molto rigorosi sui costi".

Perché?
"Con i ricavi compressi nei margini è inevitabile rivedere i costi della banca ed essere molto incisivi su questo fronte. UniCredit è uno dei pochi gruppi che ha indicato un obiettivo numerico al 2018 in termini di costo inferiore rispetto al dato di partenza che è fine 2014. Assorbiremo quindi tutta l'inflazione, l'aumento dei salari automatici, ecc...e, ciò nonostante, scenderemo sui costi. Certo, si tratta di un piano impegnativo, ma allo stesso tempo, credo, ampiamente fattibile".


Rispondendo ai sindacati che hanno commentato il piano industriale definendolo di contrazione, lei, al contrario, ha parlato di strategie che "aumentano i ricavi e la redditività". E' il web banking il canale su cui si concentrerà l'azione di sviluppo e di crescita del gruppo?
"E' un po' che dico che se le banche ignorano ciò che avviene intorno a loro e cioè i cambiamenti profondi o i player nuovi che si stanno affacciando sul settore del credito - e non necessariamente le grandi, ma anche le piccole fintech che alla fine, pezzo per pezzo, riescono a sottrarre business all'intero sistema - rischiano di diventrare un po' i dinosauri del domani. Gli istituti di credito devono riconoscere l'esistenza di questo problema e, allo stesso tempo, farlo diventare un'opportunità".   

E quindi?
"Dobbiamo cambiare ed esser pronti internamente a collaborare con aziende esterne, start-up similari che ci possono dare una mano nel processo di innovazione e di cambiamento del gruppo".

Dal primo gennaio del 2017 è previsto il lancio della Buddy Bank. Può spiegare come funzionerà?
"E' una banca fondata esclusivamente sul mobile e su uno sportello aperto 24 ore su 24 per sette giorni, sempre operativo. Sarà una piattaforma modulare che può espandersi, cioè senza eccessivi investimenti, aperta anche a parti terze".

E cioè?
"Ci saranno, banalmente, delle altre app integrate nella nostra, molto scalabile e in grado di essere usata per espandersi anche in altri segmenti di mercato, senza assorbire grandi risorse finanziarie. E' partita e nel 2016 verranno richieste le licenze ai regolatori, in modo da essere pronti nel 2017 a lanciare la novità sul mercato".  

Nell'aggiornamento al piano industriale, UniCredit ha messo nel mirino  "le attività poco redditizie e i business non performanti", impegnandosi a cederli o a ristrutturarli. Quali sono e cos'ha in mente per il futuro per questo tipo di azioni?
"Abbiamo citato il retail in Austria e del leasing in Italia. L'obiettivo è di ristrutturarli profondamente oppure di cederli se ci sarano opportunità sul mercato. Sono due esempi, ma quello che è importante nel piano è comunque l'impegno a monitorare continuamente il portafoglio di business che abbiamo nel gruppo. E se ci saranno degli altri casi con ritorni non adeguati e non in linea con le nostre aspettative. Saremo pronti a intervenire per ristrutturarli o mettere a segno degli interventi decisivi".

Avete annunciato altri 540 esuberi in Italia rispetto alle 5.100 uscite già concordate che si aggiungono a quelli che sono già fuori dal perimetro del gruppo dopo la vendita di alcune controllate. I sindacati hanno reagito però alzando i toni. Come vede la trattativa che inizierà da domani?
"Non è sicuramente semplice e facile. Capisco e apprezzo, per certi aspetti, le reazioni dei sindacati, perché significa che ci tengono. Sono colleghi che rappresentano gente della stessa banca. Sono anche certo, però, che guardando bene a ciò che contiene il piano e capendo un po' la situazione che le banche e il sistema devono fronteggiare, si troverà una soluzione. Noi lavoriamo per questo".