Economia
UniCredit, la vera sfida di Orcel? Ridurre il mega-divario con Intesa-Sanpaolo
Al di là delle nozze bancarie, il nuovo Ceo dovrà recuperare sui ricavi persi. Il rosso pesante della divisione italiana e le magre soddisfazioni per i soci
Andrea Orcel, il nuovo amministratore delegato di UniCredit, entrerà in carica ufficialmente con l’assemblea dei soci del prossimo 15 aprile. Ma di certo, vista la grande esperienza internazionale nel mondo bancario, sa già cosa deve fare. Dovrà decidere dove accasare UniCredit nel grande ballo del risiko bancario. Se inglobare la negletta Mps; o andare a nozze con BancoBpm e/o Bper o addirittura arrembare la stessa Mediobanca da cui UniCredit, sotto la gestione Mustier, si era del tutto sfilata.
Ma al di là del mestiere che più gli va a genio, quello di sposare e fondere le banche, Orcel dovrà per forza mettere mano al motore dell’istituto di piazza Gae Aulenti. La gestione del francese Jean Pierre Mustier insediatosi a metà del 2016 sulla tolda di comando, lascia dopo quattro anni una banca in grande stallo sulla gestione ordinaria. Solo nel 2020 la banca ha perso ricavi totali per ben 1,7 miliardi, il 9% in meno dei ricavi del 2019. Una delle flessioni più acute del sistema bancario italiano, con la sola eccezione del malato cronico Mps.
Il risultato di gestione, prima delle rettifiche sui crediti, è crollato del 17%. E dulcis in fundo la banca ha chiuso con una perdita secca di 2,8 miliardi. Capovolgendo completamente il risultato del 2019 con i suoi 3,3 miliardi di profitti.
Il Ceo di Intesa-Sanpaolo Carlo Messina
IL BUSINESS IN ITALIA DI UNICREDIT CHIUDE CON 1,3 MILIARDI DI PERDITE
Ad andare male a livello di business tipico è soprattutto l’Italia. La divisione commercial banking Italy ha lasciato sul campo, tra il 2020 e il 2019, 700 milioni di margine d’intermediazione e ha realizzato una perdita lorda corrente di 1,3 miliardi, la peggiore tra tutte le business unit della banca.
EST EUROPA IN FRENATA COSI’ COME IL CORPORATE BANKING
Ma anche il mercato dell’Est Europa di solito ricco per UniCredit è andato male più che dimezzando gli utili. Neanche il corporate banking ha brillato con un calo dell’utile corrente del 25%. Macchina con i motori fermi, quindi, da riattivare o con operazioni di merger che acquisiscano quote di mercato e ricavi aggiuntivi, o con un recupero di efficienza interna. La gestione Mustier che ha puntato quasi esclusivamente sulla pulizia di bilancio e sulle cessioni ha sì rafforzato patrimonialmente UniCredit, ma l’ha lasciata deperire nel conto economico. Meno ricavi e continue svalutazioni che hanno portato a fine gestione dell’ex parà francese all’ennesima perdita.
Il presidente designato di UniCredit Pier Carlo Padoan
QUEL DIVARIO STRUTTURALE CON INTESA
Del resto la seconda banca italiana continua a perdere posizioni sulla concorrente Intesa. I due big del credito hanno numeri simili per attività, numero di dipendenti e crediti erogati, ma mentre Intesa nel decennio ha prodotto utili copiosissimi, pari alla cifra record di 29 miliardi di euro, UniCredit ha una striscia di risultati del tutto altalenanti.
IN DIECI ANNI UNICREDIT HA PERSO 20 MILIARDI, INTESA NE HA GUADAGNATI 29.
Nel decennio 2010-2020 ha visto ben 4 anni in perdita per un totale di 37,8 miliardi di passivo. Compensati ma solo in parte nel decennio da utili per 18,5 miliardi. Con un conto totale che ha visto UniCredit bruciare quasi 20 miliardi. Tutto ciò mentre Intesa sfornava i suoi 29 miliardi di profitti netti. Non deve quindi stupire che UniCredit e Intesa che vantano valori di patrimonio netto simili intorno ai 60 miliardi siano giudicati dal mercato in modo assai differente.
(Segue...)