Economia

UniCredit, sindacati pronti allo sciopero. L'intervista a Sileoni (Fabi)

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Come valuta l'aggiornamento del piano industriale di UniCredit?
"Più che un piano industriale di rilancio, mi sembra una confessione, fatta alla luce del sole, di un ridimensionamento politico, organizzativo e finanziario del gruppo. Soprattutto politico, direi però e l'andamento odierno del titolo in Borsa (-5,49%, ndr) lo conferma".

Perché?
"Una banca come UniCredit deve dare dei segnali innovativi e concreti al mercato, dimostrando che ha un modello vincente, mentre con questo piano non fa altro che subire il contesto in cui opera. Fondamentalmente vengono lasciate delle zone che fino a qualche anno fa erano portate in palmo di mano e additate come fiore all'occhiello di una crescita autorevole dell'istituto. UniCredit, cioè, sta demolendo ciò che Profumo (l'ex amministratore delegato, ndr) aveva conquistato fino al 2008 e cioè tutto ciò che riguarda le aree fuori dai confini nazionali, come la Cee RegionZone che vengono ridimensionate e, purtroppo per i lavoratori tedeschi e austriaci, il gruppo calca la mano proprio in Germania e in Austria. Nazioni che, a differenza dell'Italia, non hanno il condizionamento forte del sindacato del credito. C'è poi un secondo motivo, percui parlo di ridimensionamento politico".

E qual è?
"In UniCredit, vengono toccati per la prima volta i dirigenti bancari. Dei 540 esuberi aggiuntivi dichiarati con l'aggiornamento del piano, oltre 300, e quindi cioè più della metà, sono dirigenti di banca".

Cosa significa?
"Siccome in passato, almeno verbalmente, UniCredit si era sempre distinta rispetto al comportamento di altri gruppi bancari come Intesa, Ubi e Mps che, al contrario, avevano già affrontato l'argomento esuberi dei dirigenti bancari, stigmatizzandone l'agire, oggi invece si è completamente allineata. In più, ora, c'è una differenza rispetto alla gestione passata del demansionamento dei dirigenti da parte dei tre gruppi che ho citato".

Quale?
"Da luglio, noi sindacati abbiamo anche la piena titolarità del contratto dei dirigenti bancari. Per noi, quindi, diventa impossibile, e comunque non lo avremmo fatto, salvaguardare gli impiegati e i quadri attraverso i prepensionamenti volontari e incentivati economicamente da una parte e riservare dall'altra, come vorrebbe la banca, i prepensionamenti obbligatori per i dirigenti in esubero. Non è possibile, perché noi sindacati non possiamo portare avanti due pesi e due misure. Anche per i dirigenti, quindi, ci dovranno essere i prepensionamenti volontari. E questo è un problema per UniCredit".

Perché?
"Nei minimi, il costo di un dirigente è tre volte quello di un impiegato e probabilmente la banca andrà a toccare quei dirigenti in Italia che ritengono superflui rispetto alla loro nuova organizzazione del lavoro. Ma il problema principale, che ha UniCredit, non viene affrontato nel piano e rimane irrisolto. E cioè il recupero del rapporto sul territorio che i grandi gruppi bancari da qualche anno stanno cercando di raggiungere non è assolutamente riallacciato. Cito un dato".

Quale?
"La ristrutturazione sul territorio dei due grandi gruppi bancari in Italia e in particolare quella di UniCredit è cambiata cinque volte negli ultimi sette anni". 

Lei parla di un piano che ridimensiona la banca, ma l'amministratore delegato del gruppo Federico Ghizzoni ha sottolineato che si tratta, al contrario, di strategie che portano in dote una crescita della redditività e degli utili...
"Ma quali sono gli investimenti? Dove stanno gli investimenti informatici di cui si parla?".

Ma il piano focalizzerà anche l'attività della banca su una delle aree a maggior crescita, fuori dai tassi  a zero dell'Eurozona e cioè l'area Cee...
"Un attimo. Faccio due esempi fondamentali per far capire che la banca si sta muovendo male".

Prego...
"Prima dell'estate, l'amministratore delegato di UniCredit ha battuto molto sul fatto che bisognava eliminare la figura del cassiere generalista dalle agenzie: secondo Ghizzoni, la macchina bancaria è in grado di sostituire questa figura. Una dichiarazione completamente fuoriluogo, perché questa funzione è istituzionalizzata e regolamentata dal contratto nazionale del lavoro. Come sindacati, gliel'abbiamo ricordato e Ghizzoni ha dovuto fare completamente marcia indietro".

E quindi? Qual è la sintesi?
"Per togliere alcune figure professionali, il banchiere deve mettersi d'accordo con noi e cambiare il contratto. Qualche mese fa, abbiamo chiuso il contratto nazionale, ma dopo esser stato sollevato da Ghizzoni, l'argomento non è più saltato fuori, perché le altre banche non erano d'accordo. L'innovazione deve essere concordata con il sindacato aziendale e, comunque, non può andare in deroga al contratto nazionale".

A meno che UniCredit, uscendo dall'Abi, faccia come ha agito in passato l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne che stracciò la tessera di Confindustria...
"Come provò a fare del resto, negli ultimi mesi del proprio mandato in Piazza Cordusio, Alessandro Profumo".

Ora, si apre la trattativa per i 540 esuberi in più. Che messaggio vuole mandare a Ghizzoni che ieri, in un'intervista ad Affaritaliani.it, si è detto convinto che "guardando bene a ciò che contiene il piano e capendo un po' la situazione che le banche e il sistema si trovano a fronteggiare, UniCredit e i sindacati troveranno insieme una soluzione"?
"Siamo disponibili a trovare una soluzione esclusivamente attraverso i prepensionamenti volontari. Faccio un esempio classico".

Prego...
"Se non si trovano le persone perché non ci sono i volontari che voglio andare in pensione spontaneamente, UniCredit si dovrà fermare: noi sindacati non saremo mai disponibili ad accettare i prepensionameenti obbligatori. La differenza è sostanziale".

Perché?
"Il prepensionamento obbligatorio prevede l'utilizzo del Fondo esuberi (l'ammortizzatore sociale del settore bancario, ndr) che eroga un assegno pari al 60% dell'ultimo stipendio. Quando invece vengono conclusi gli accordi aziendali a quel 60% viene aggiunto un altro 20-25%. Ecco perché i lavoratori vogliono andare in pensione volontariamente. Se non dovessero saltare fuori i numeri richiesti, UniCredit dovrà fermarsi, perché non acceteremo mai i licenziamenti. Scenderemo in campo con scioperi e altre manifestazioni di protesta".

Agendo così, però, potreste mettere a rischio il target sui risparmi dal costo del lavoro...
"Esatto e lo stesso ragionamento vale per i dirigenti bancari. E poi, oltre a sottolineare il fatto che l'abitudine di UniCredit a spararla grossa, per poi andare a leggere i numeri e la strategia viene ridimensionata dal mercato dove oggi il titolo ha perso oltre il 5%, vorrei segnalare un altro aspetto".

Prego...
"A febbraio a Milano, formuleremo delle proposte articolate sul nuovo modello di banca a servizio del Paese. L'aspetto incredibile è che questo lavoro dovrebbe esser presentato dai banchieri in persona. Manager che sono pagati per cambiare un modello che purtoppo non regge più".

Si è aperta la stagione delle trasformazioni in Spa delle grandi banche popolari che, presto, si fonderanno. Come si sta preparando il sindacato per affrontare questo cambiamento?
"Innanzitutto, sottolineo che tutti i banchieri predicano una politica di grande sensibilità rispetto al presente e al futuro degli istituti che gestiscono, ma in realtà sono esclusivamente preoccupati di trovare una propria collocazione nei gruppi più grandi che nasceranno al termine delle fusioni. Si sorridono reciprocamente, ma poi si guardano in cagnesco, non fidandosi assolutamente uno dell'altro". 

E quindi?
"Ci saranno dei contatti fra gli istituti, abboccamenti che non porteranno però ad un nulla di fatto fino a che ci sarà un intervento della Bce e del Governo Renzi, con delle pressioni sul sistema, che sbloccheranno la situazione per dar vita a un terzo gruppo bancario. Polo che nascerà intorno a Ubi Banca che, come collante aggregativo, risolverà anche il grosso problema Mps".