Economia
Unicredit vola in Borsa: perché la cura Orcel funziona. E sugli stipendi...
Il ceo potrebbe vedere un incremento tra il 20 e il 40% della sua retribuzione. Il Financial Times torna a "cannoneggiare" Piazza Gae Aulenti
Unicredit, la polemica con il Financial Times su stipendi e membri del comitato retribuzioni
Fine della polemica? Non esattamente. Perché il Financial Times è uscito con un articolo decisamente “pepato” in cui metteva in relazione la remunerazione del ceo e del management con una possibile fuga di notizie orchestrata da Jayne Anne Gadhia, fino al 10 febbraio scorso a capo del comitato retribuzioni di Unicredit. Secondo il Financial Times la manager, che è attualmente presidente di Moneyfarm, non avrebbe rassegnato le dimissioni per concentrarsi sul nuovo ruolo, ma perché costretta da una sorta di “moral suasion” dell’azienda.
La risposta di Unicredit al quotidiano londinese non si è fatta attendere. “Il Consiglio – si legge nella nota inviata al Financial Times - era preoccupato per una serie di fughe di notizie che danneggiavano la Banca e compromettevano l'impegno dei suoi dipendenti. Come best practice, il Consiglio ha condotto un'approfondita verifica interna. Tale audit è stato inconcludente, ma il Consiglio è molto chiaro sui suoi doveri e obblighi fiduciari. Ha intrapreso azioni chiare e rafforzato ulteriormente le sue già solide politiche per garantire la corretta gestione delle informazioni riservate al fine di sostenere i più elevati standard di governo societario in tutta la Banca. Le ragioni dell'allontanamento di Jayne Anne Gadhia sono state chiaramente esposte nell'annuncio del 10 febbraio, coerente con la sua lettera di dimissioni alla Banca”.
Ma perché il Financial Times è tornato all’attacco di Unicredit? Già a novembre, infatti, il quotidiano londinese aveva denunciato “attriti” tra l’istituto di credito e la Bce per i dividendi da destinare agli azionisti e per le attività in Russia. In realtà pare che tra Francoforte e Piazza Gae Aulenti non ci siano stati grandi problemi, ma semmai una normale dialettica tra una banca e l’istituto regolatore. E viene quasi da pensare che alcuni di questi attacchi possano essere strumentali. D’altronde, diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma…