Economia
Usa, Toschi (JP Morgan AM) ad Affaritaliani: ecco perché Trump non spaventa
Dalla Fed al dollaro e dalle politiche commerciali a quelle fiscali: l'analisi di JP Morgan Asset Management ad Affari
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Mentre i mercati azionari limano le perdite dopo un avvio in rosso nel giorno dell'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, gli investitori iniziano a interrogarsi come effettivamente si concretizzerà l'azione di governo del candidato Gop e quali saranno gli effetti sulle diverse asset class in termini di risparmio gestito. Secondo Maria Paola Toschi, market strategist di JP Morgan AM (nella foto sotto), intervistata da Affaritaliani.it "grazie al Congresso monocolore repubblicano che farà da fattore di stabilizzazione, alcune delle posizioni un po' più estreme avanzate da Trump durante la campagna elettorale potrebbero essere un po' rimodulate e attenuate". Scenario che contibuisce a tranquillizzare le borse. Dalla Federal Reserve, al dollaro e da Wall Street al mercato obbligazionario: l'analisi per investire al meglio sui mercati.
L'INTERVISTA
Scontata la volatilità a breve per la reazione a caldo delle borse alla vittoria di Donald Trump, cosa potrebbe rimanere di più strutturale sui mercati una volta che gli investitori avranno digerito la scelta del popolo americano?
"L'esito del voto statunitense ha in sè una componente di incertezza. Al di là della reazione di breve termine, che peraltro, Asia a parte, nel contesto europeo si sta dimostrando più moderata, sui mercati c'è incertezza legata alla realizzazione effettiva del proprio programma da parte di Trump. Quanto, cioè, le proposte del nuovo presidente verranno implementate all'inizio del mandato. C'è poi da considerare un altro fattore".
Quale?
"Che anche il Congresso americano resterà in mano ai repubblicani. Un tema di stabilizzazione, perchédurante la campagna elettorale abbiamo assistito a uno scollamento fra le posizioni di Trump e quelle dell'establishment del partito dell'Elefantino".
E quindi?
"Ciò potrebbe significare che alcune delle posizioni un po' più estreme avanzate dal candidato durante la corsa alla Casa Bianca potrebbero essere un po' rimodulate e attenuate".
A quali, in particolare, si riferisce?
"Penso, ad esempio, ai forti tagli delle tasse e alle importanti iniziative di spesa pubblica promesse. O anche a quelle iniziative che hanno molto preoccupato sul commercio internazionale e sul tema dell'immigrazione. In definitiva, il cambiamento politico potrebbe essere meno radicale quindi rispetto a quanto prospettato durante la battaglia elettorale. Elemento accolto favorevolmente dagli investitori".
E' per questo che, dopo la forte apertura in rosso, le borse europee stanno recuperando limando le perdite?
"Il moderato recupero delle piazze finanziarie del vecchio continente è da ascriversi sia a questo e sia al fatto che alcuni punti del programma di Trump non sono poi così negativi per i mercati".
Quali?
"Penso al tema della rimodulazione fiscale della corporate tax o alle politiche sul settore farmaceutico che avrebbe potuto essere messo in difficoltà da una eventuale politica di Hillary Clinton. O, ancora, al settore finanziario da cui possiamo aspettarci minore regolamentazione con Trump alla Casa Bianca. Ci sono dunque dei temi favorevoli e nella campagna elettorale quello che ha più preoccupato i mercati sono stati i toni e l'aggressività del neo presidente. Toni che oggi, a proclamazione avvenuta, sono già cambiati. Sembra dunque emergere un approccio più moderato da parte di Trump. Poi, va considerato un altro fattore importante".
Prego, prosegua...
"Nel breve termine potremo continuare ad osservare una modalità di risk-off e cioè un calo della propensione al rischio sui mercati. Atteggiamento che in questi giorni ha determinato un'uscita dall'azionario in favore dell'obbligazionario. Però, quello in cui sta vivendo l'economia americana è un contesto di ripresa. La crescita è rimbalzata, l'occupazione resta forte e l'inflazione non è poi così bassa. Tutti elementi che finiscono per sostenere il mercato azionario. Da un altro punto di vista, l'elezione di Donald Trump potrebbe avere degli effetti sulla Federal Reserve".
In che modo? A questo punto, oltretutto, le chances di una riconferma di Janet Yellen alla guida della banca centrale americana sono nulle...
"Sulla politica monetaria gli scenari da considerare sono due: uno di breve termine e un altro di lungo. Nel primo, la prosecuzione della fase d'incertezza o magari di volatilità dei mercati potrebbe suggerire alla Fed di posticipare ancora l'aumento dei tassi d'interesse ora ipotizzato a dicembre. Stretta ritenuta probabile dai mercati all'80%. Non sarà facile per la banca centrale americana sostenere un altro rinvio, perché l'economia Usa è molto forte. Nel breve termine, quindi, si potrebbe verificare un calo delle aspettative di rialzo per l'ultima riunione dell'anno della Fed. Gli effetti di lungo termine, invece le ripetute critiche di Trump alle strategie di politica monetaria che è considera troppo attendista, anche per le implicazioni negative che il contesto di tassi bassi ha soprattutto sui bond holders. Investitori che hanno visto ridursi i propri introiti. Aspetto che potrebbe mettere in discussione sia la leadership della banca centrale americana sia l'indipendenza della Fed rispetto alla politica, finendo per determinare un diverso sentiero di rialzo dei tassi".
In che modo?
"Fino ad ora dalla Fed ci aspettavamo un 2017 molto cauto, oggi potremmo aspettarci invece un anno diverso in funzione di quello che succederà. Quindi, prima di tutto, aumenta l'incertezza anche sul doppio tema dei tassi d'interesse e delle obbligazioni che non su quello delle azioni. In più, ciò potrebbe significare un sentiero di rialzo del costo del denaro più rapido con implicazioni negative sui Treasury e con effetti positivi al contrario sul dollaro".
Come devono muoversi quindi gli investitori in questa fase d'incertezza per guadagnare fra le diverse asset class?
"La nostra visione è che questa propensione alle obbligazioni americane è destinata ad assorbirsi nel breve termine, mentre continuiamo a vedere maggiori potenzialità sul comparto azionario in virtù però di un migliore contesto economico che resta a supporto della crescita. Rimane però centrale portare avanti un approccio di diversificazione. Trovare cioè altre fonti su cui essere esposti con un portafoglio ampio per limitare questi cambiamenti di scenario che rischiano di essere anche repentini".
A questo proposito, non bisogna dimenticare anche il percorso fatto fino ad ora dagli indici di Wall Street...
"Esatto, la nostra visione dunque resta positiva ma con scenari rialzisti che potrebbero essere più moderati".
E l'Italia? L'incertezza e l'instabilità dei mercati potrebbero avere degli effetti sul riacutizzarsi del rischio Paese?
"Sì, ma non necessariamente legate a quest'evento. L'Europa e l'Italia devono portare a compimento sfide molto importanti ed è probabile che il prossimo appuntamento su cui si accenderanno i riflettori dei mercati sarà il referendum italiano. L'ultimo evento rilevante dell'anno per gli investitori".
E il tema delle banche italiane spaventa?
"E' un tema più globale ed europeo. Non solo nazionale. Certo, il nostro Paese ha registrato problemi maggiori rispetto ad altri Stati, temi in divenire ma che forse i mercati hanno già incorporato nelle proprie valutazioni sui titoli bancari, valutazioni che sono già molto basse. La nostra visione? C'è ancora tanto da fare, ma forse il peggio lo abbiamo già visto".