Economia
Vivendi, il vizietto di monsieur Bolloré: manipolazioni in Premafin e Mediaset

Chiuse le indagini su Vivendi nella scalata a Mediaset. Spunta il vecchio blitz del 2010 del finanziere francese nella galassia Fonsai per favorire Groupama
Il finanziere bretone Vincent Bollorè, presidente di Vivendi al quale è stato notificato stamane l'avviso della conclusione delle indagini preliminari nell'ambito della vicenda Mediaset-Vivendi, risulta indagato dalla Procura della Repubblica di Milano anche per "un'ulteriore condotta manipolativa sul titolo Premafin, propedeutica al buon esito dell'acquisizione da parte di Groupama di una partecipazione rilevante" nella finanziaria.
E' quanto comunica il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza. Si tratta di un filone d'indagine mai emerso finora, avviato nel 2017 e poi riunito con quello principale sulla vicenda Mediaset. Il fatto, che nel 2014 ha portato la Consob ad infliggere una multa da 3 milioni di euro a Bollorè e alle sue holding, Financière de l'Odèt e Financière du Perguet, con l'interdizione per 18 mesi per il finanziere dalla cariche nelle società quotate, è quello del 2010 in cui il raider transalpino era salito oltre il 2% della società che controllava Fonsai e Milano Assicurazioni e non nascondeva l'intezione di aumentare ulteriormente la propria quota.
Nell'autunno del 2010 sul mercato si ipotizzava, infatti, un'alleanza Fonsai-Groupama aiutata anche dai buoni uffici di Bollorè. Secondo la Consob, Bollorè violò la normativa "per aver effettuato nel periodo 22 settembre - 22 ottobre 2010, tramite le due holding finanziarie, operazioni che hanno fissato il prezzo delle azioni Premafin a un livello artificiale e hanno conseguentemente fornito indicazioni false e fuorvianti in merito al suddetto prezzo".

Nel filone generale, i vertici del colosso francese dell'enterteinment (che controlla in Italia anche Tim e che ieri hanno denunciato l'Italia alla Commissione europea per la cosiddetta norma salva-Mediaset), Bollorè ma anche il Ceo Arnauld De Puyfontaine sono stati appena iscritti nel fascicolo, aperto nel 2016 su denuncia del gruppo Mediaset, per le ipotesi di reato di "manipolazione del mercato" e di "ostacolo all'esercizio delle funzioni di autorità pubblica di vigilanza".
Bollorè, in particolare, viene accusato dai pm di aver ingannato il mercato "contestando pretestuosamente la veridicità dei dati dell'accordo dell'8 aprile 2016 tra Vivendi e Mediaset per l'acquisto di Mediaset Premium", e poi di aver inviato in tre occasioni comunicazioni in cui ha "fatto credere che l'inadempimento contrattuale di Vivendi dipendesse da sottaciute mine finanziari dentro Mediaset Premium". Blitz che secondo il Biscione nascondeva l'intenzione di una scalata ostile al gruppo di Cologno Monzese.
L'altra accusa a Bollore poggia "su tre informazioni celate all'autorità di vigilanza sulla Borsa" su "ingenti acquisti di azioni Mediaset" e su "abboccamenti" con Telecom Italia e sul "ruolo di Mediobanca". Secondo il pm di Milano Silvia Bonardi, che ha ascoltato sui fatti anche il Ceo Alberto Nagel Piazzetta Cuccia ha "assistito in modo continuativo Vivendi per la preparazione, lo studio e l'analisi di diversi scenari operativi relativi all'acquisizione di consistenti pacchetti azionari di Mediaset".
Bollorè e De Puyfontaine non hanno dichiarato al mercato e alla Consob di essere stati assistiti "in modo continuativo" dalla merchant bank "per la preparazione, lo studio e l'analisi di diversi scenari operativi relativi all'acquisizione di consistenti pacchetti azionari di Mediaset, fino alla costituzione di un trust presso la Simon Fiduciaria Spa".
L'inchiesta è iniziata con l'operazione che portò il gruppo francese ad effettuare copiosi acquisti sul mercato di azioni Mediaset fino a salire a circa il 29% del capitale sociale di Mediaset. "No comment" da parte Mediaset, in attesa della lettura degli atti, dopo la notizia della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, mentre Vivendi ha rigettato le accuse e ha stigmatizzato la fuga di notizie, che "influenza impropriamente le controversie giudiziarie in corso tra privati e danneggia l'immagine delle persone interessate". Vivendi, i cui legali si sono detti pronti a fare chiarezza con la Procura, "nega formalmente qualsiasi irregolarità nella vicenda Mediaset e continuerà ad assumere tutte le misure necessarie, comprese eventuali denunce penali, per proteggere i suoi legittimi interessi e quelli dei suoi attuali ed ex dirigenti".
@andreadeugeni