Economia

Voto multiplo, da Tim a Generali e Banco Bpm: il governo accelera

L'esecutivo ha portato avanti il Ddl Capitali che verrà analizzato dal Senato. Paolo Savona è contrario, Sergio Erede anche: i punti critici

Ddl Capitali, le perplessità di Paolo Savona e di Sergio Erede

Secondo il numero uno della Consob Savona, è "necessario rilevare che la previsione di misure a favore degli aumenti di capitale, in combinato disposto con la citata proposta di estendere da tre a dieci i diritti di voto connessi alle azioni a voto plurimo, amplifica il rischio di limitare i diritti di voice delle minoranze, comportando la sostanziale capacità del socio di maggioranza, che risulti anche in possesso di azioni a voto plurimo, di far approvare una delibera assembleare di aumento di capitale esclusivamente con il proprio voto favorevole".

L’avvocato d’affari più importante d’Italia, Sergio Erede, ha di fatto smontato il Ddl in audizione alla Commissione Finanze. “"Il decreto in esame – ha spiegato - nulla dispone a questo proposito, nonostante il fatto che il decreto preveda che il moltiplicatore 3 sia sostituito con il moltiplicatore 10. Questa disposizione non risolve il problema perché riguarda l'emissione di azioni a voto plurimo, azioni che non possono essere emesse da società quotate. Quando Brembo o Cementir vanno all'estero sono già quotate e cercano un sistema che consenta loro di entrare in combinations senza far perdere al maggiore azionista il controllo".

La situazione è ancora molto complessa, dunque. L’Italia rimane l’unico Paese del G7 a non aver ancora superato del tutto la dottrina “una testa, un voto”. Negli Usa, ad esempio, Mark Zuckerberg detiene il 13,6% delle azioni di meta cui però corrisponde il 58% dei diritti di voto. E lo stesso succede con Google, LinkedIn e Amazon. In Francia tutte le società quotate prevedono il voto maggiorato del 100 per cento. Nella stessa direzione sono andati anche Belgio e Francia. L'Italia no, ma il rischio nanismo di un mercato dei capitali ancora piuttosto contenuto è sempre più ampio. Al governo la necessità di trovare una soluzione a un problema annoso ma non più procrastinabile.