Economia

Voto multiplo, da Tim a Generali e Banco Bpm: il governo accelera

L'esecutivo ha portato avanti il Ddl Capitali che verrà analizzato dal Senato. Paolo Savona è contrario, Sergio Erede anche: i punti critici

Ddl Capitali: che cosa succede con Generali e i rischi di “francesizzazione”

Ma veniamo alla pratica. Con l’applicazione del voto multiplo, che cosa succederebbe nelle principali aziende italiane? Intanto un chiarimento: Mediobanca, che andrà a scadenza in autunno, non sarà coinvolta dalla rivoluzione del voto plurimo. Generali, invece, potrebbe subire una trasformazione: Francesco Gaetano Caltagirone, Delfin e altri si potrebbero ritrovare improvvisamente con diritti di voto clamorosi pur senza avere la maggioranza assoluta delle azioni. 

Attenzione però all’effetto boomerang. Un governo sempre molto attento all’italianità delle aziende – e ci torneremo – si ritroverebbe a consegnare mani e piedi Banco Bpm a Credit Agricole (che ha poco meno del 10% del capitale ed è il primo azionista) e soprattutto Tim, con Vivendi che, forte del suo 24% di azioni, sarebbe sostanzialmente inarrestabile. Bisognerebbe quindi trovare strumenti di pesi e contrappesi che rallenteranno di molto l’iter approvativo. E rischierebbe di creare un doppio precedente per le aziende straniere interessate a venire in Italia. Da una parte sarebbero tentate dalla possibilità di avere un gran peso senza svenarsi; dall’altra vivrebbero costantemente con la paura di un intervento del governo.