Economia

Wall Street: l’acqua verrà quotata in Borsa. Come mettere a rischio l’umanità

di Antonio Amorosi

L'acqua diventa un 'future' quotato. Il future è un derivato. Non sono bastati i disastri passati? Perché va fermato questo abominio. Lo spiega un professore...

“Cosa potrebbe esserci di più catastrofico che scommettere sull'approvvigionamento alimentare mondiale?”, si è chiesto Frederick Kaufman, professore della Graduate School of Journalism della City University of New York alla notizia che l’acqua verrà quotata in Borsa con dei titoli derivati. Uno dei beni più preziosi al mondo diventerà una commodity e sarà influenzata dalla speculazione finanziaria, come i diamanti, il petrolio, l’oro o il mais, oscillando con l’andamento del mercato e sulla base dei trend (scarsamente prevedibili) degli strumenti finanziari più rischiosi, i derivati. 
Il Cme Group, la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine del mondo, in collaborazione con il Nasdaq, ha annunciato la creazione del primo future sul mondo sull'acqua. Il future, spiegano, potrà servire come strumento di “risk management”, per aiutare le municipalità, le aziende agricole e le imprese industriali a proteggersi dai rischi economici legati alle carenze idriche. Sulla carta tutto molto bello ma già sentito. 
In realtà guardando “la storia dei mercati finanziari nel settore alimentare” si nota come i prezzi di tutti questi prodotti coinvolti siano sempre lievitati a dismisura. E’ accaduto per beni primari come “mais, soia, riso, grano”, racconta Kaufman su Nature, una delle riviste scientifiche più antiche e prestigiose del mondo. Una volta questi mercati andavano a sostegno e “vantaggio di agricoltori, fornai e consumatori” ma oggi hanno vita a sé in mano agli speculatori; un sistema a vantaggio delle banche di investimento che li controllano con derivati finanziari, aumentando anche il prezzo del pane che quotidianamente mangiamo.

 

La brillante idea è nata presso l'Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB) di organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, FAO, Banca mondiale, ottenendo il supporto dell'Unione Europea.
Da anni Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale spingono affinché gli Stati privatizzino le loro risorse. Ma questa è una tecnica perfetta per i guadagni delle multinazionali che sono i soggetti più forti in campo, “decise a generare entrate da qualcosa di cui nessuno può fare a meno”.

In passato ogni promessa di regolamentazione dei derivati, anche in campo alimentare, è sempre saltata, ricorda Kaufman che spiega come gli Stati siano sempre più fragili di fronte a Wall Street. Per tanto è facile scommettere che questo nuovo settore sarà il business del futuro per speculatori senza scrupoli a danno di chi l’acqua già non ce l’ha o soffre di siccità. “Gli speculatori possono già scommettere su neve, vento e pioggia attraverso contratti futures legati alle condizioni meteorologiche acquistati e venduti sul Chicago Mercantile Exchange. Il valore di mercato delle condizioni meteorologiche è cresciuto del 20% dal 2010 al 2011”, spiega Kaufman, “Madre Natura è diventata per Wall Street la madre di tutti i casinò”. 

Il futuro si presenta con tinte fosche.
“Ci saranno 3 miliardi di persone ‘stressate dall'acqua’ sulla Terra entro il 2035; la scarsità d'acqua diventerà cronica, gli incendi saranno pervasivi, i monsoni saranno ancora più imprevedibili; e gli scarichi di neve diminuiranno radicalmente a causa di inverni sempre più afosi”, racconta il professore americano. Appare per questo demenziale il discorso di alcuni ambientalisti: sostengono che mettere un prezzo sull'acqua dolce potrebbe essere la nostra migliore scommessa per salvare l'approvvigionamento del pianeta. Più costa, meno sprecheremo. 

Le implicazioni di questa scelta potrebbero essere disastrose: dalla distruzione degli ecosistemi acquatici all'estinzione di innumerevoli specie, dal rischio di conflitti regionali e internazionali nella "guerra per l'acqua" del ventunesimo secolo fino alla crisi di interi settori. Le tempeste finanziarie toccheranno gli agricoltori di tutto il mondo che avranno problemi di approvvigionamento così come interi Paesi i cui abitanti saranno condizionati dalle scommesse azionarie sui derivati.

I banchieri potranno scommettere e fare profitto su una calamità idrica in Cina o in India e il cataclisma si potrà riversare su qualsiasi altra zona del mondo. “Fare soldi fuori dal rubinetto significa che l'acqua fresca deve avere un prezzo ovunque venga scambiata, un prezzo globale che può essere arbitrato in tutti i continenti”, scrive Kaufman, e ogni risorsa idrica diventerà un modo per fare denaro.

Il problema idrico esiste ma non può essere risolto destinando l’acqua a uno dei meccanismi più pericolosi degli ultimi anni, il mercato dei titoli derivati.
“Non esiste una facile panacea per il fabbisogno idrico mondiale” racconta il professore, “tanto meno per il business globale dei derivati, che ha dimostrato di non essere affidabile con titoli garantiti da ipoteca, tanto meno la nostra risorsa più preziosa”. Ma ci sono esempi che funzionano ed aree che non vivono problemi di approvigionamento, avendo fatto scelte ponderate e a misura d’uomo. “Uno dei migliori sistemi”, racconta ancora Kaufman, “è stato sviluppato nel bacino della Ruhr in Germania. Questa risorsa fluviale è gestita non dalla mano invisibile del mercato, ma da un ente di creazione delle politiche chiamato Ruhr Association. Città, contee, industrie e imprese nella regione sono rappresentate da associati e delegati. Un totale di 543 parti interessate negozia le tasse per l'estrazione dell'acqua e le tasse sull'inquinamento. La politica può essere complicata, ma funziona. Purtroppo è così con la democrazia”.