Economia

Whirlpool non lava i panni sporchi. Prs, lo spettro del cavaliere nero

Andrea Deugeni

Il dietro le quinte a Palazzo Chigi dell'ennesimo flop nelle trattative con il colosso americano dell'industria del bianco

Tre indizi che a Palazzo Chigi, al tavolo  fra il governo e e i responsabili Emea dell'azienda americana sulla chiusura dello stabilimento di Napoli, hanno fatto scattare immediatamente la diffidenza di Giuseppe Conte nei confronti del management italiano di Whirlpool. E che, secondo quanto racconta ad Affaritaliani.it chi era presente all’incontro, hanno costretto il premier e il ministro Patuanelli ad alzare le braccia e a registrare che “nessun passo avanti era stato fatto”. Il colosso a stelle e strisce degli elettrodomestici vuole disimpegnarsi da Napoli e non avere più oltre 400 operai sul groppone. 

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Il primo indizio: alla domanda del premier su quale fossero gli altri investitori internazionali (opzione anticipata dagli stessi vertici di Whirlpool) dietro a Passive refrigeration solutions (Prs), una startup di cui si sa molto poco perché ha sede a Lugano e creata dall’ex Pirelli e Italcementi Giovanni Battista Ferrario, il management non ha rivelato i nomi

Il secondo: di fronte alle rassicurazioni sulla iper-solidità dell’investitore Prs (che di fatto, al momento, è soltanto una scatola vuota con un brevetto di container autorefrigerati e con in pancia quote di una joint venture in Cina) e sulla sua futura ascesa industriale profittevole, il governo ha registrato però l’indisponibilità di Whirlpool a partecipare all’avventura di Prs, investendo in una quota del capitale, nonostante fosse stata presentata come una specie di nuovo campioncino hi-tech della manifattura dal destino molto roseo.

Il terzo: la presenza di una clausola, inserita nella bozza di accordo tra Whirlpool e Prs, che prevede la possibilità per la multinazionale statunitense di acquisire nuovamente l’immobile che ora ospita lo stabilimento napoletano, nell’eventualità del mancato successo del piano di riconversione della società svizzera.

Così, assieme alla riluttanza dell’azienda ad accantonare il progetto Prs per aprire la porta sempre a un altro compratore privato ma individuato dal Governo tramite Invitalia, il braccio armato del Tesoro per l’attrazione degli investimenti e che su Napoli nel 2014 aveva già lavorato, le rotelle dei tecnici del Mise hanno iniziato a girare facendo accendere le lampadine.

Così i presenti raccontano che, dietro alla procedura della cessione del ramo d’azienda, Patuanelli&C hanno iniziato a vedere in Prs, oltre a scenari tipo Blutech sull’ex stabilimento Fiat di Termini imprese, una sorta di curatore fallimentare mascherato. Un “cavaliere nero” che, fatte partire le lettere di licenziamento un secondo dopo il subentro, avrebbe potuto riconsegnare a Whirlpool lo stabilimento “ripulito” e senza monte costo del lavoro da gestire. Una fabbrica pronta ad essere riconvertita in altre produzioni più profittevoli. Guarda caso come da mantra ripetuto ininterrottamente dopo il dietrofront sull'accordo di ottobre 2018. 

twitter11@andreadeugeni