Economia
Wirecard, la reietta fintech fuori dal Dax. Francoforte mette mano alle regole
Deutsche Boerse cambia le sue regole in materia di societa' insolventi per permettere l'espulsione in tempi rapidi di Wirecard dall'indice di riferimento, il Dax 30. Wirecard è la societa' fintech tedesca che e' crollata a giugno causa di uno scandalo contabile. Nel dettaglio l'operatore di Borsa ha spiegato che le societa' insolventi saranno rimosse dall'indice Dax delle blue chip tedesche con preavviso di due giorni di trading, a partire dal 19 agosto. La nuova composizione dell'indice sara' annunciata il 19 agosto e attuata a partire dal 21 agosto dopo la chiusura delle contrattazioni.
In base alle regole in vigore in precedenza nella Borsa tedesca, Wirecard sarebbe uscita dal Dax il 3 settembre, in occasione della periodica revisione degli indici. Il suo posto nel Dax 30 dovrebbe essere preso dalla societa' di distribuzione di prodotti alimentari Delivery Hero, che ha sede a Berlino. Wirecard, che ha debuttato sul Dax nel 2018, ha presentato domanda di insolvenza a fine giugno dopo che l'auditor Ernst & Young ha evidenziato un buco contabile da 1,9 miliardi di euro (2,2 mld usd). La caduta di Wirecard dall'essere la stella della scena tech europea e' stata molto rapida. L'azienda ha fatto richiesta di insolvenza presso un tribunale di Monaco alla fine di giugno e il suo valore e' evaporato. Markus Braun, azionista ed ex Ceo, e' stato accusato di aver gonfiato i volumi delle vendite dichiarando dei risultati falsi, rendendo la societa' piu' attraente di quanto in realta' non fosse per gli investitori e i clienti e collaborando probabilmente con altri complici.
Braun e' stato poi arrestato e rilasciato su pagamento di una cauzione, negando di aver commesso alcun reato. Al centro del declino vi e' la sparizione di 2 miliardi di dollari che la societa' aveva dichiarato di aver depositato presso dei conti controllati dai fiduciari nelle Filippine. Wirecard si sarebbe servita di partner terzi per elaborare i suoi pagamenti in mercati in cui non possedeva licenze. Il fatturato che ne derivava veniva depositato in tali conti fiduciari invece di essere pagato direttamente alla societa'.
L'importo in questione equivarrebbe a oltre un quarto del fatturato totale del gruppo del periodo tra il 2016 e il 2019. Le mail visionate dal Wall Street Journal mostrano che l'auditor aveva dei dubbi in merito ai dettagli di questi accordi insoliti gia' nel 2016. La spiegazione fornita dall'azienda era che gran parte del denaro fosse depositato in conti fiduciari come forma di gestione del rischio.
La liquidita' era disponibile per i rimborsi e i riaddebiti ai clienti, ad esempio per biglietti dell'aereo annullati o addebiti contestati. L'auditor si e' rifiutato di firmare i bilanci dell'azienda relativi al 2019 dopo aver ricevuto conferme sul saldo falso dei conti fiduciari da parte delle banche che avrebbero dovuto tenere la somma di denaro dichiarata dall'azienda. Le banche filippine in questione hanno infatti negato ogni coinvolgimento, con la societa' che ha ammesso in seguito che probabilmente tale importo mancante dal proprio bilancio potrebbe non esistere.