Spettacoli
Dalle periferie romane al tour mondiale, l'album dei Bronson è già sold-out
Tornano i Bronson con il nuovo album "Brucia", che è già un grande successo di vendite. I progetti di una band romana con ambizioni internazionali
Si chiamano Bronson, ma chi pensa che il nome del gruppo sia un omaggio al grande Charles, il Giustiziere della Notte, si sbaglia. O almeno si sbaglia in parte. Perché il gruppo punk-rock tutto romano ha fatto della non appartenenza a schemi predefiniti il suo successo e la sua cifra stilistica. L'appellativo è infatti una citazione dell'omonimo film con protagonista Tom Hardy, sul feroce criminale Michael Gordon Peterson che cambiò il proprio nome in Charles Bronson.
Una scelta assai peculiare per una band formata da giovanissimi tutti provenienti dalle periferie romane, con una cospicua dose di rabbia interiore e di desiderio di riscatto nell'arte. E il loro veicolo artistico è la musica, attraverso la quale esprimere i moti dell'animo tormentato di una gioventù schiacciata da una società crudele e cinica.
A tre anni di distanza dal loro album Roma Tiger Punk, i Bronson tornano grandiosamente alla ribalta con il nuovo progetto Brucia, e la rentrée è segnata da un mutamento in seno al gruppo. Il vocalist Simone Montagna lascia infatti il posto a Manuel Rasetti che ci racconta personalmente l'evoluzione della band.
"La formazione di Brucia" dichiara quest'ultimo senza peli sulla lingua, " è composta da Andrea (bassista, lavora nell'azienda di famiglia che tratta ecommerce), Lorenzo (batterista, che attualmente fa magazziniere e arrotonda dando lezioni di musica), Marco (chitarra, neo laureato e disoccupato a tempo pieno) - ride - e Manuel (voce, chitarra, bartender che prepara cocktail a piccoli stronzi viziati a Roma nord)".
"Ci conosciamo da sempre" prosegue, "suoniamo da 10 anni insieme con Marco ed Andrea. Poi nel 2012 decidiamo di formare Bronson con Simone (Montagna) alla voce e Lorenzo (che allora suonava nei Blind Justice) per i primi due dischi (l'omonimo Bronson e Roma Tiger Punk). Quest'album è un evoluzione totale, e il cambio di formazione, con me in prima linea, porta a un adattamento nel genere, nell'interpretazione. Mentre i testi, anche se un po' più ermetici e intimi, parlano sempre del nostro quotidiano".
Già, il "quotidiano", che nel caso dei Bronson significa soprattutto politica attiva nelle file di CasaPound. "Siamo militanti di CPI" prosegue Manuel, "viviamo la politica sociale del nostro movimento nei nostri territori e quartieri tutti i giorni. La viviamo e la trasformiamo in arte, passateci il termine, che ci accomuna tutti. E precisamente nel punk rock. In un momento di stasi più totale della musica in Italia, dove "l'artista" trap è la nuova rockstar, noi ci sentiamo dei privilegiati per riuscire a suonare e lasciare il nostro messaggio in giro per il mondo".
Esatto, perché i Bronson non si limitano a calcare i palchi nazionali ma accarezzano ambiziosi progetti a ampio respiro internazionale. "Partiremo per il Canada a maggio" ci racconta Manuel, "e in tour sudamericano ad agosto. Il che è proprio del nostro essere indipendenti e fuori dagli schemi, sia da quelli della convenzionale musica italiana ma anche da quella di un determinato ambiente. Ed è il nostro punto di forza".
Punto di forza che, a nemmeno una settimana dalla data di uscita ufficiale del 24 marzo, li aveva già visti "bruciare", per citare il titolo dell'album, le prime cinquemila copie messe in circolazione. Un sold-out che ha consolidato e confermato il successo della band, ora pronta a portare l'entusiasmo, il talento e il vigore che li caratterizza oltre i confini italiani.