Esteri

Afghanistan, Biden via anche dall'Iraq. No di Macron, l'Europa si sveglia?

di Lorenzo Lamperti

L'Isis può rimettere radici in Medio Oriente dopo il caos di Kabul. Gli Usa se ne vanno, ma da Parigi si cerca di lanciare un'autonomia strategica europea

Segnali di vita. L'Europa batte un colpo, o quantomeno Emmanuel Macron lo fa, sulla complessa partita del Medio Oriente. Il presidente francese garantisce che la Francia resterà in Iraq anche senza gli Stati Uniti. Già, perché mentre tutti parlano di Afghanistan sta per completarsi anche un altro ritiro americano, quello da Baghdad. Paese invaso nel 2003, con l'epilogo del regime di Saddam Hussein. Epilogo che non ha certo portato a quello che avevano promesso gli americani, vale a dire la democrazia, ma a un caos dal quale l'Iraq sembra fuoriuscire solo adesso. 

AFGHANISTAN, BLINKEN DICE CHE "FINORA" LA MINACCIA TERRORISTICA NON SI E' ALLARGATA ALL'ESTERNO

Ma il timore che il terrorismo e soprattutto le organizzazioni jihadiste radicate come lo Stato Islamico possano tornare a occupare porzioni di territorio è alto. Non particolarmente rassicuranti le parole di Antony Blinken: "La minaccia terroristica in Afghanistan finora non si è trasformata in un rischio verso l'esterno". Quel "finora" non lascia per niente tranquilli, anche perché Blinken si è già giocato qualche porzione di credibilità nelle scorse settimane con le ampie rassicurazioni sulla tenuta dell'esercito regolare afgano, poi squagliatorsi come neve al sole di fronte all'avanzata talebana.

"L'Isis-K si concentra sullo stesso Afghanistan", ha assicurato il capo della diplomazia Usa, "e se vedremo una minaccia verso l'esterno prenderemo provvedimenti. Saremo, prima di tutto, estremamente vigili su qualsiasi emergenza o ricomparsa di una minaccia diretta dall'Afghanistan verso gli Stati Uniti o verso uno qualsiasi dei nostri alleati e partner; e faremo in modo di avere la capacità di affrontarla", ha detto Blinken. La "risposta" gli è arrivata dall'Isis, che ha rivendicato l'attacco con razzi di lunedì mattina all'aeroporto di Kabul. La rivendicazione è stata postata sul canale Telegram di Nasher News, legata al gruppo terrorista. L'episodio è quello dei cinque missili lanciati da un veicolo nei pressi del quartiere Khai Khana, a Kabul. Cinque erano diretti verso l'aeroporto e sono stati intercettati dall'esercito americano, mentre il sesto ha colpito una casa.

L'ISIS SI ALLARGA IN AFGHANISTAN E CERCA SPAZIO ANCHE IN IRAQ

A poche ore dal completamento del ritiro americano dall'Afghanistan, il forte timore è che comunque la minaccia terroristica possa allargarsi. Già tra i talebani si registrano defezioni, con Mullah Mansur Hesar che avrebbe abbandonato il regime per passare con l'Isis-K. Ma secondo diversi osservatori il rischio di "infezione" è grande anche per il vicino Iraq, dove proprio lo spazio lasciato dagli americani e il risentimento creato dagli eventi del decennio precedente avevano creato il terreno fertile per la nascita del Califfato. Ora potrebbe risorgere.

E sul fronte delle democrazie si registra qualche turbolenza. In particolare dalla Francia, che critica implicitamente il ritiro degli Stati Uniti da Baghdad. "Manterremo i nostri militari in Iraq fino a quando i terroristi saranno presenti nel Paese. E se gli Usa dovessero decidere di ritirarsi completamente, a quel punto noi potremmo tenere comunque le nostre truppe accanto a quelle degli iracheni", ha detto Macron in collegamento proprio dalla capitale irachena dove si è recato per un summit regionale. Segnale forte. Mentre Washington abbandona l'area, Parigi ribadisce la sua presenza. 

MACRON: "RESTIAMO IN IRAQ ANCHE SENZA GLI USA"

Macron ha approfittato della situazione per rilanciare la sua visione di autonomia strategica. E stavolta l'ha rilanciata coi fatti: "Non siamo dipendenti dalla decisione degli Stati Uniti nel caso in cui decidessero un ritiro completo dal Paese", ha spiegato. Non solo. Macron ha dato anche qualche stilettata sulla linea di esportazione della democrazia condotta a lungo dagli Usa. "Una cosa è certa. Non possiamo imporre la democrazia, un governo dall'esterno. E' quello che ci insegnano la situazione in Iraq, in Libia, in Afghanistan. Quando interveniamo lo dobbiamo fare sempre al fianco di uno Stato sovrano. Non dobbiamo mai pensare che è con la forza delle armi che si possa creare la democrazia. Non è vero", ha detto il presidente francese.

UN'AUTOMOMIA STRATEGICA EUROPEA

L'intenzione di Macron è chiara: imporre davvero la sua visione di autonomia strategica europea, non a caso alla vigilia del pensionamento di Angela Merkel, la pragmatica alleata-rivale del presidente francese. Senza di lei, e magari con un cancelliere dell'Spd, potrebbe diventare più semplice anche tornare al vecchio pallino dell'esercito unico europeo. L'Spd tedesco, infatti, è favorevole all'ipotesi mentre la Cdu della cancelliera è sempre stata scettica. Nel frattempo, anche Mario Draghi continua a spingere sul G20 includendo nelle discussioni sulla crisi afgana anche Russia, Cina e India. L'Europa cerca di divincolarsi almeno parzialmente dalle imposizioni esterne e tenta di dotarsi di una visione autonoma. Non sarà semplice, ma provarci sarebbe doveroso.