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Esteri
Afghanistan, nuovo fronte in Sahel. Fondamentalismo nel Mediterraneo allargato

Non solo l'Afghanistan. La caduta di Kabul e la presa di potere dei talebani rischiano di alimentare il fondamentalismo islamico anche al di là dei confini del paese dell'Asia meridionale. Partendo dall'Asia centrale, dove le reppubbliche ex sovietiche si stanno già muovendo per garantire la stabilità regionale con esercitazioni militari insieme alla Cina. Passando per il Sud-Est asiatico, dove in particolare Indonesia e Filippine temono che i gruppi armati presenti nel loro territorio possano tornare all'insorgenza. E poi c'è il Sahel, l'area in cui il rischio appare effettivamente più alto e che più è vicina all'Europa e all'Italia. 

Afghanistan, i talebani galvanizzano i fondamentalisti del Sahel

Si tratta di un pericolo che è stato sottolineato anche dal ministero degli Esteri. "Il Sahel è in questi giorni teatro di gravi attacchi contro le popolazioni di Burkina Faso, Niger e Mali. Nell'esprimere il sentito cordoglio per le vittime, l'Italia continuerà ad essere al fianco dei popoli del Sahel nella lotta contro ogni forma di estremismo", ha scritto la Farnesina nei giorni scorsi sul suo account Twitter. E lo stesso Luigi Di Maio ha ribadito che "il rischio degli ultimi sviluppi in Afghanistan è quello di espandere le attività terroristiche in altre aree, dall'Iraq al Sahel", durante il suo intervento alla riunione straordinaria della Nato.

Sahel area sotto assedio del fondamentalismo islamico

D'altronde, è da tempo che l'area del Sahel è esposta all'espansione fondamentalista. Per restare a quanto accaduto nell'area dopo la caduta di Kabul, il 18 agosto c'è stato un attacco in Burkina Faso che ha provocato oltre 80 morti, la maggior parte civili. Il 20 agosto si è verificato un ulteriore attacco in Mali, dove quindici soldati sono stati uccisi e diversi altri sono rimasti feriti in un'imboscata a un convoglio militare nel centro del paese. I jihadisti sarebbero riusciti a impadronirsi di alcuni veicoli militari armati di mitragliatrice. Attacchi di diverse dimensioni e portata sono sempre più frequenti in diversi paesi del Sahel, in particolare nelle regioni di confine tra Mali, Niger e Burkina Faso.

Le missioni italiane in Sahel

A cavallo dei tre paesi si muovono diversi gruppi jihadisti e islamisti, che stanno aumentando la pressione dopo che i talebani sono tornati al potere a Kabul. A galvanizzare i gruppi locali anche l'annuncio che entro i primi mesi del 2022 terminerà l'operazione militare Barkhane in Mali, condotta dalla Francia. Nella regione del Sahel è tra l'altro impegnata anche l'Italia. E' da qui che iniziano le rotte dei migranti africani diretti verso l'Europa, comprese le coste del meridione. Proprio in Mali è ricomparso nei giorni scorsi  Iyad Ag Ghaly, leader del gruppo radicale Jamaat Nusrat al-Islam wal-Muslimin, che dopo un lungo silenzio è tornato a parlare per complimentarsi coi talebani.

Negli scorsi mesi i ministri Di Maio e Guerini sono più volte andati in Sahel per condurre una crescente azione diplomatica sui governi locali, coi quali si sono replicati diversi accordi difensivi e di controllo dei confini, come già sperimentato (per la verità, con diverse polemiche) in Libia. L'ex viceministra Emanuela Del Re è stata di recente nominata Rappresentante Speciale dell’Unione Europea in Sahel. Fatto che aumenta ancora il posizionamento geopolitico dell'Italia nell'area, dove negli ultimi anni hanno aperto i battenti diverse ambasciate e rappresentanze diplomatiche di Roma. 

Italia con la Francia per il controllo militare del Sahel

Non solo. L'esercito italiano ha mandato delle truppe italiane per entrare nel contingente Takuba, a guida francese, nell'ambito di una missione anti jihadista. Nelle scorse settimane, il governo Draghi ha approvato i fondi per le missioni all'estero e i numeri sono in crescita soprattutto per l'Africa, dove sono attive 17 missioni. In Niger l’Italia è presente dal 2018 con la “Missione bilaterale di supporto”, per cui nel 2019 e nel 2020 si è autorizzato un dispiegamento massimo di 290 militari, 160 mezzi terrestri e cinque mezzi aerei. Ora si sta realizzando una “base logistica di collaborazione".

Il concetto di "Mediterraneo allargato"

A guidare la strategia italiana c'è il concetto di "Mediterraneo allargato", più volte ribadita dal ministro Guerini, che individua nel Sahel e nell'Africa nord orientale degli snodi fondamentali per la sicurezza italiana. La crisi di Kabul rischia di rendere però queste zone ancora più insidiose, più di quanto non avessero fatto gli ultimi avvenimenti che avevano scosso la regione. Avvenimenti tra i quali rientrano i continui sconvolgimenti politici in Mali e la morte di Idriss Deby, l'uomo forte del Ciad e anello di collegamento tra Sahel e Francia. 

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