Esteri
Austria: riapertura solo a regioni sane dal 15 giugno. Crisanti: “Fanno bene”
Sul Recovery fund il ministro Schallenberg dichiara: "I Paesi Ue in difficoltà vanno aiutati, bisogna capire come"
Austria: dal 15 giugno apertura a regioni sane, al vaglio l'ipotesi di una riapertura parziale
Per la riapertura delle frontiere, "il 15 giugno non è escluso, ma non posso ancora confermarlo. Stiamo discutendo con il ministero della Salute per trovare una posizione comune. Le autorità di Bolzano ci hanno fatto una proposta interessante, quella di adottare un approccio regionale". Il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg, intervistato dal Corriere della Sera, spiega che tra le opzioni al vaglio c'è la riapertura selettiva delle frontiere a Bolzano e alle regioni italiane sane, quelle cioè che hanno "buoni numeri della pandemia". L'accordo per questo tipo di riapertura "non è stato ancora finalizzato", evidenzia Schallenberg. "Penso che la prossima settimana avremo un quadro più chiaro sulla possibilità di un'apertura totale o su una parziale iniziando con alcune regioni. Vogliamo riaprire le frontiere con l'Italia non appena i numeri lo renderanno sicuro".
Crisanti sulla riapertura parziale dell'Austria: "Fa bene. Ancora tanti casi in Italia"
"Anche noi dovremmo implementare misure di controllo nei confronti di quei Paesi dove l’epidemia è ancora attiva, come America e Sud America" dichiara Andrea Crisanti, direttore Microbiologia e Virologia - A.O. Università di Padova, in collegamento con Agorà su Rai3. "L'Austria io penso faccia bene a non riaprire all'Italia, ci sono ancora un sacco di casi". "Io stabilirei dei criteri", continua. "Entri in Italia, ti controlliamo la temperatura, ti facciamo il tampone e verifichiamo che tu sia rintracciabile. Se sei positivo ti mettiamo in isolamento. Non è che si può riaprire tutto così".
Austria, Recovery fund: "I Paesi Ue in difficoltà vanno aiutati, bisogna capire come farlo"
In merito al Recovery fund, il ministro Alexander Schallenberg dichiara: "I quattro Paesi frugali non sono anti-europei. Siamo d'accordo che i Paesi dell'Ue in difficoltà vanno aiutati. Non si tratta di se, ma di come farlo". "Il nostro documento sostiene la necessità di aiuti d'emergenza nella forma di prestiti e ripete le nostre posizioni tradizionali contro la mutualizzazione dei debiti. Per questa ragione per noi è importante che il Recovery fund sia limitato nel tempo. Alla fine dovrà esserci un compromesso accettabile per tutti".