Il filosofo Bauman e la “paura liquida”
“Alle radici dell’insicurezza”
Oggi sul Corriere della Sera il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman rilascia una intervista su quello che sta succedendo negli Usa e in Europa che è veramente esemplificativo di come un certo tipo di intellettuale possa pericolosamente propagare, magari ricorrendo alla kantiana eterogenesi dei fini, concetti che vanno ad alimentare proprio quell’intolleranza che si vorrebbe combattere.
L’intervista rilasciata a Davide Casati ha l’eloquente titolo “Alle radici dell’insicurezza” e consiste in una disamina attraverso una specie di ermeneutica socratica a parti invertite dei gravi fatti che avvengono ormai quotidianamente nel mondo.
Bauman, di origine ebraiche, è nato in Polonia ed è stato un convinto comunista tanto da arruolarsi nell’esercito sovietico (che pure aveva invaso, insieme ai nazisti, la sua patria, la Polonia).
E’ divenuto poi famoso per l’utilizzo fortunatissimo del termine ”liquido” che ha disseminato letteralmente in quasi tutte le sue opere che hanno sempre affrontato i temi relativi al rapporto tra modernità e totalitarismo.
Ecco dunque che Bauman scrive libri sulla “modernità liquida”, l’ “amore liquido”, la “vita liquida”, la “paura liquida” e via liquefacendo…
Naturalmente da marxista non pentito accusa il capitalismo di quasi tutte le nefandezze del mondo e soprattutto di egoismo e insensibilità.
Con queste basi è facile capire come nell’intervista ci sia un continuo richiamarsi alla ospitalità, all’accoglienza e all’ abbattimento dei muri nei confronti dei flussi migratori che stanno destabilizzando l’Europa.
Propone poi una serie di luoghi comuni contro la paura del diverso e in favore dell’Islam.
Questo tipo di intellettuale alla moda è l’archetipo di quei “cattivi maestri” che hanno rovinato l’Europa (e in parte l’America) e quindi sono da considerarsi estremamente pericolosi e non per le ovvietà che dicono in sé (perché comunque la gente fortunatamente non ascolta i filosofi ma il proprio istinto) ma proprio per le reazioni populiste che provocano a livello politico.
Una volta D’Alema, all’inizio del fenomeno disse che “è meglio che “l’immigrazione la gestiamo noi se no lo fa la destra” ed in questa frase sta tutto il pragmatismo del vero comunista non intellettuale (come invece Bauman).
Il sorgere dei populismi xenofobi europei è infatti proprio un figlio illegittimo di un buonismo utopico che provoca danni ancora peggiori.
Il fenomeno del terrorismo occorre affrontarlo seriamente, prendere, come si dice, il toro per le corna. Accoglienza ci deve essere per il nostro patrimonio millenario di civiltà ma mirata, intelligente e sicura e non come ora una accettazione indiscriminata di tutto e tutti.
Ci deve essere accettazione nei limiti delle leggi e non come ora in barba alle leggi stesse; altrimenti la gente si chiede del perché deve rispettare le regole se è proprio lo Stato il primo a non rispettarle.
Questo il senso, mi pare, dell’editoriale sempre sul Corriere di Ernesto Galli della Loggia. Ieri invece Antonio Polito firmava un altro azzeccato editoriale con il titolo “I populisti vanno presi sul serio” che ha il merito di riportare l’incredibile dibattito culturale sui drammi europei ed americani tra le coordinate di quel buon senso perso ormai da decenni.
Solo ora Paesi come il Regno Unito, la Francia e la Germania si stanno rendendo conto di quello che ha portato tale politica di accettazione indiscriminata dei decenni precedenti.
Se si continuerà infatti lungo questa strada utopica ci saranno le derive politiche la storia ci ha già drammaticamente insegnato nello scorso secolo.
Occorre fermezza ora per evitare il disastro poi.