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Esteri
Caso Huawei, la protesta di Pechino. Si raccendono le tensioni Usa-Cina

La direttrice finanziaria del colosso delle telecomunicazioni cinese Huawei, nonché figlia del suo fondatore, Meng Wanzhou, è stata arrestata in Canada e rischia l'estradizione negli Stati Uniti. Pechino ha protestato, chiedendo chiarimenti e l'immediata liberazione della manager. Tra Cina e Usa la tensione si alza di nuovo, dopo che hanno concordato una tregua di 90 giorni nella loro guerra commerciale per tentare di negoziare una soluzione alla disputa sui dazi. L'arresto della manager cinese è legata a un'indagine negli Usa sul sospetto di violazioni delle sanzioni all'Iran da parte di Huawei, già nel mirino dell'intelligence americana come minaccia alla sicurezza nazionale.

La notizia dell'arresto ha scosso le borse in Asia, soprattutto a Shanghai e Hong Kong."La Cina sta lavorando in modo creativo per minare i nostri interessi di sicurezza nazionale, gli Stati Uniti e i nostri alleati non possono restare fermi ai margini", ha dichiarato il senatore statunitense statunitense Ben Sasse, collegando l'arresto alle sanzioni a Teheran. "A volte l'aggressione cinese è esplicitamente sponsorizzata dallo Stato, a volte è ripulita con le cosiddette entità del settore 'privato' di Pechino, che vanno a braccetto con il partito comunista del presidente Xi," ha aggiunto.

Mang è stata arrestata a Vancouver il 1 dicembre, ha fatto sapere il ministero degli Esteri canadese, sottolineando che gli Usa ne chiedono l'estradizione. L'arresto, dunque, è avvenuto nello stesso giorno in cui il presidente americano Donald Trump e l'omologo cinese Xi Jinping hanno siglato la tregua alla guerra commerciale, durante il G20 in Argentina. Mang comparirà in tribunale venerdì per un'udienza sulla cauzione. Nessun altro dettaglio è stato reso noto, dopo il divieto voluto dal padre dell'arrestata, il fondatore di Huawuei Ren Zhengfei, ex ingegnere dell'esercito cinese.

La Cina ha protestato formalmente con Canada e Stati Uniti, chiedendo loro di "chiarire immediatamente" la ragione dell'arresto e di "liberare subito" Mang. Poco prima, l'ambasciata cinese a Ottawa aveva chiesto la liberazione della manager affermando che "non ha violato alcuna legge" e dicendo di "opporsi ad azioni del genere, che minano gravemente i diritti umani della vittima". Huawei, da parte sua, ha detto di non essere a conoscenza di alcun illecito da parte della direttrice finanziaria e di aver ricevuto "poche informazioni" sulle accuse.

"Huawei rispetta tutte le leggi e le regole dei Paesi in cui opera, incluse quelle in materia di controllo delle esportazioni di Onu, Stati Uniti e Ue", ha dichiarato la compagnia. Il Wall Street Journal aveva riferito ad aprile che il dipartimento di Giustizia aveva aperto un'indagine su presunte violazioni sulle sanzioni all'Iran da parte di Huawei.

Secondo il New York Times, il gigante cinese era stato citato in giudizio dal dipartimento del Commercio per presunte violazioni su sanzioni a Iran e Corea del Nord. Non è la prima volta che sulle compagnie di tlc cinesi si abbatte l'ira delle autorità americane. Quest'anno gli Usa hanno imposto un divieto di 7 anni - poi revocato - alla vendita di componenti americane cruciali per il produttore di smartphone cinese Zte, dopo aver scoperto che non aveva agito contro i dipendenti responsabili di violazioni sulle sanzioni a Teheran e Pyongyang.

Una misura che ha quasi fatto collassare la compagnia.A maggio, il Pentagono dichiarò che Huawei e Zte costituivano un rischio di sicurezza "inaccettabile", sospettate di consentire spionaggio. Il personale delle basi militari americane ha il divieto di acquistare dispositivi realizzati dalle compagnie tecnologiche cinesi. In estate anche l'Australia ha imposto limiti a Huawei, per il timore di spionaggio, e solo giorni fa l'operatore mobile britannico BT ha deciso limiti alle apparecchiature Huawei nell'accesso alle reti 4G, dopo che il servizio d'intelligence MI6 ha descritto la compagnia come una potenziale minaccia alla sicurezza.

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