Esteri
Cavo sottomarino tranciato in Scandinavia, l'ombra di un nuovo sabotaggio che mina le già delicate tensioni internazionali
Ad alimentare i dubbi sul fatto che si tratti di un tentativo di interferenza con gli affari dei paesi occidentali è la vicinanza temporale al danneggiamento di altri due cavi nel Baltico
Cavo sottomarino tranciato in Scandinavia, l'ombra di un nuovo sabotaggio che mina le già delicate tensioni internazionali
Ancora un danneggiamento, ancora nel Mar Baltico. Un cavo per le telecomunicazioni terrestri tra Finlandia e Svezia è stato trovato rotto nella giornata di lunedì 2 dicembre. Il sospetto di Stoccolma è che si tratti di sabotaggio, mentre Helsinki tiene una posizione più cauta.
“Le autorità stanno indagando sulla questione in collaborazione con l'azienda. Prendiamo la situazione sul serio”, ha subito scritto su X Lulu Ranne, ministra finlandese dei Trasporti e delle Comunicazioni. “Il governo svedese ha preso atto di queste informazioni. Lo prendiamo sul serio”, ha ribadito Carl-Oskar Bohlin, ministro della Difesa civile svedese. “Alla luce di quello che è successo e date le circostanze si sospetta un sabotaggio”, ha aggiunto.
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Il cavo, teso dalla società GlobalConnect, è stato danneggiato in due punti. Niklas Ekström, portavoce della compagnia, ha fatto sapere che “il primo danno è stato riparato e l'accesso a internet è stato in gran parte ripristinato” e che “stiamo ancora lavorando per riparare il secondo danno”. Inoltre, ha aggiunto Ekström, un incidente era legato a lavori di scavo, mentre sull’altro si sta ancora indagando. “Per ora non abbiamo analisi in merito”, ha detto.
Ad alimentare i dubbi sul fatto che non si tratti di un evento fortuito ma di un tentativo di interferenza con gli affari dei paesi occidentali è la vicinanza temporale al danneggiamento di altri due cavi nel Baltico avvenuta un paio di settimane fa. In quel caso, a essere interrotte sono state le telecomunicazioni tra Finlandia e Germania e tra Lituania e Svezia.
“Nessuno crede che questi cavi siano stati tagliati accidentalmente”, aveva detto il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. Inizialmente, i sospetti si erano indirizzati subito verso la Russia, ma le indagini ora suggeriscono un’altra pista. Analizzando il monitoraggio del traffico marittimo, risulterebbe che una nave battente bandiera cinese, la Yi Peng 3, sia passata sopra i cavi al momento del danneggiamento.
Mentre Stoccolma chiede all’imbarcazione di tornare sul luogo e contribuire alle indagini, i rapporti tra Lituania e Cina, già poco idilliaci, hanno subìto un brusco peggioramento. Il 30 novembre Vilnius ha espulso dal paese tre funzionari dell’ambasciata cinese. Non è chiaro se il fatto sia dovuto alla questione cavi – il ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis ha parlato solo di “attività che hanno violato la Convenzione di Vienna (il tratto internazionale sul rispetto dei trattati, ndr) e la legge lituana” – ma certamente il sospetto non ha fatto altro che aggravare la situazione.
Dal canto suo, Pechino ha risposto minacciando “ritorsioni” e ha bollato l’espulsione dei suoi funzionari come “atto provocatorio”, accusando la Lituania di “creare difficoltà nelle relazioni bilaterali” e di “minare la sovranità e l’integrità territoriale della Cina”. Quest’ultimo riferimento riguarda il permesso che Vilnius ha accordato nel 2021 a Taiwan di aprire degli uffici in Lituania. Uffici che nei fatti sono un’ambasciata, in violazione del principio dell’unica Cina ribadito da Pechino e rispettato formalmente da tutti i paesi europei.
In attesa di capire la natura dei due episodi, da Bruxelles il segretario generale della Nato Mark Rutte ha parlato della questione sabotaggi, puntando il dito contro Mosca e Pechino. “La Russia, e anche la Cina, hanno cercato di destabilizzare le nostre nazioni attraverso atti di sabotaggio, attacchi informatici e ricatti energetici per intimidirci. Nessuna di queste azioni ci distoglierà dal sostenere l'Ucraina o dal rafforzare le nostre difese”, ha detto.
E ancora: “Gli alleati della Nato continueranno a restare uniti per affrontare queste minacce attraverso una serie di misure, tra cui una maggiore condivisione di informazioni di intelligence e una migliore protezione delle nostre infrastrutture critiche”. In questo senso, da tempo l’Alleanza atlantica ha aumentato i pattugliamenti nel Baltico.