Esteri

Cina, sparito il mega banchiere Bao Fan: la stretta alle Big Tech continua

di Lorenzo Lamperti

Il presidente di China Renaissance è la principale sponda finanziaria dei colossi privati. "Collabora su un'indagine". "No stava spostando i soldi a Singapore"

Mistero sul mega banchiere Bao Fan. Pechino non allenta la stretta sui colossi tech

Sembrava tutto finito. Dopo che Jack Ma a inizio gennaio aveva ceduto il controllo di Ant Group, il braccio fintech del colosso da lui stesso creato, Alibaba, si pensava che la stretta del governo cinese alle Big Tech sarebbe terminato. Già c'erano stati diversi segnali in tal senso, dal via libera per la distribuzione di nuovi videogiochi a Tencent fino al ritorno sugli app store degli smartphone cinesi di Didi Chuxing, il servizio di ride-hailing che per diverso tempo non aveva potuto accettare nuovi abbonati. Fino alla visita di alcuni funzionari del Partito comunista di Hangzhou nella sede di Alibaba, cosa che veniva evitata con cura sin da quando era stata bloccata la quotazione in borsa di Ant, l'episodio che nell'autunno del 2020 inaugurò la campagna di rettificazione dei colossi tecnologici privati da parte del governo.

E invece la vicenda, ancora piuttosto oscura, di Bao Fan manda nuovi segnali preoccupanti. Sia ai colossi privati cinesi che, paradossalmente, allo stesso governo. Bao Fan, a capo di China Renaissance, è sparito da diversi giorni e la sua azienda non riesce a mettersi in contatto con lui. Bao viene considerato il massimo banchiere delle Big Tech cinesi. 

Ha iniziato la sua carriera come banchiere M&A presso Morgan Stanley alla fine degli anni '90 e ha lavorato anche per Credit Suisse. E' stato poi consulente delle borse di Shanghai e Shenzhen. Nel 2018 ha dichiarato al Financial Times che, durante il suo periodo come banchiere M&A a Hong Kong alla fine degli anni '90, inizialmente si occupava di imprese statali.

Il ruolo cruciale di Bao Fan per il successo delle Big Tech cinesi