Esteri
Merkel senza eredi dopo la morte dell'ambasciatore: rapporti Ue-Cina in bilico
L'improvviso decesso di Jan Hecker sconvolge la linea diplomatica tedesca nei confronti di Pechino. E gli effetti si possono far sentire in tutta Europa
Era arrivato a Pechino da circa un mese. Era uscito dalla quarantena da meno di due settimane. Aveva presenziato a un evento pubblico meno di tre giorni prima. Poi, all'improvviso, la morte. Un decesso sopravvenuto per cause sconosciute e che rischia di cambiare il corso delle relazioni tra Cina e Unione europea. La vittima si chiama Jan Hecker, da poco nominato ambsciatore della Reppubblica Federale Tedesca in Cina. Una tragedia di per sé, ma che potrebbe avere implicazioni diplomatiche, politiche e geopolitiche più estese di quanto non si possa credere. Alla viglia dell'addio di Angela Merkel, infatti, era lui l'uomo che avrebbe dovuto portare avanti la linea della cancelliera nei rapporti con la Cina. E dunque anche quelli dell'Europa, visto il peso che Berlino ricopre da sempre all'interno delle dinamiche comunitarie.
Morto l'ambasciatore tedesco a Pechino per cause sconosciute
Hecker si era insediato ufficialmente il 24 agosto e non aveva mai dato segnali di malessere fisico né di malattia. Al suo arrivo, i primi giorni di agosto, Hecker e la famiglia avevano osservato i canonici 21 giorni di quarantena previsti dopo l'ingresso nella Repubblica Popolare Cinese. Dopo di che, una volta tornato in "libertà", aveva iniziato a prendere possesso di una posizione diplomatica a dir poco delicata non solo nell'ambito dei rapporti tedeschi con Pechino, ma di tutta l'Unione europea.
Venerdì 3 settembre Hecker aveva ospitato nella sua residenza un evento dedicato all'artista tedesco Joseph Beuys per i cento anni dalla nascita, e secondo quanto riferito da un ospite del ricevimento citato dall'agenzia Reuters, il 54enne diplomatico appariva in condizioni del tutto "normali". Eppure, meno di tre giorni dopo, è morto. Il ministero degli Esteri tedesco non ha divulgato dettagli sulle cause della morte ma il ministro Heiko Maas ha cercato di allontanare le prime ricostruzioni da "giallo": "Date le circostanze della sua morte, non ci sono prove che il decesso di Hecker sia in qualche modo collegato al suo ruolo di ambasciatore tedesco a Pechino".
Hecker doveva essere l'erede della linea cinese della Merkel
Maas ha anche ammesso che la sua morte è stata un grande choc". La stessa parola utilizzata da Angela Merkel, che conosceva benissimo Hecker. Ex funzionario del ministero dell'Interno, il diplomatico aveva infatti iniziato a lavorare presso la Cancelleria federale come capo di un'unità che coordinava la politica sui rifugiati. Nel 2o17 era invece era diventato consigliere per la politica estera della Merkel, prima che la stessa cancelliera lo scegliesse per la missione cinese.
La cancelliera lo aveva individuato negli scorsi mesi come l'uomo fidato in grado di proseguire la sua linea pragmatica di relazioni con Pechino. Una linea che aveva causato spesso qualche frizione con gli Stati Uniti ma che aveva consentito soprattutto alla Germania di mantenere almeno in parte un'autonomia strategica rispetto alla retorica anti cinese di Washington. Chiaro che la morte di Hecker rimescola tutte le carte. Merkel non potrà scegliere il suo sostituto, che dunque sarà individuato dal nuovo governo che potrebbe anche avere equilibri completamente diversi, anche in merito alla postura geopolitica.
Elezioni Germania, possono cambiare i rapporti con la Cina
L'Spd di Olaf Scholz ha per esempio chiarito la fedeltà euroatlantica, mentre i Verdi hanno una linea molto aggressiva nei confronti di Pechino. Il prossimo diplomatico potrebbe dunque avere un approccio del tutto differente rispetto a quello di Hecker, che poco prima di prendere possesso della sede diplomatica tedesca aveva dichiarato che "Cina e Germania condividono la responsabilità su questioni globali e dovrebbero rafforzare il dialogo e la cooperazione bilaterali".
Incognite sul futuro delle relazioni Cina-Europa
Un cambio di prospettiva che potrebbe coinvolgere anche altre componenti dell'Ue. D'altronde, già qualcosa si sta muovendo. La prima spia di qualcosa che potrebbe diventare molto più grosso si è accesa sulla Lituania, che ha deciso di uscire dal meccanismo 17+1 che riuniva la Cina e i paesi dell'Europa nord orientale. Vilnius si è poi avvicinata con decisione a Taiwan, portando Pechino al richiamo dell'ambasciatore e al rallentamento delle relazioni commerciali. Anche altri paesi europei sembrano intenzionati ad avvicinarsi almeno in parte a Taipei, e la scorsa settimana la commissione affari esteri del parlamento europeo ha anche approvato un documento che sollecita Bruxelles di adoperarsi per stringere i rapporti con l'isola che Pechino considera una provincia ribelle.
Senza Merkel, e ora senza neppure il suo ambasciatore a Pechino, si apre un periodo di grandi incognite sui rapporti tra Cina ed Europa.