Esteri
Cina, le interviste anti Pechino a Soros e Bannon: "M5s ha ceduto a Pechino"
Repubblica intervistano il finanziere ungherese e l'ex consigliere alla destra di Trump: entrambi attaccano duramente Xi Jinping e Pechino
"E' ovvio che la Cina costituisce una minaccia". Così in un'intervista a La Repubblica il finanziere e filantropo di origine ungherese George Soros. Il presidente cinese "Xi Jinping è un dittatore, che ha consolidato un regime basato su principi totalmente opposti a quelli dell'Unione europea - dice - Ma questo non è ancora ben chiaro ai Paesi della Ue, né agli ambienti industriali, specialmente in Germania, che vedono la Cina come un partner economico, senza rendersi conto che fare dipendere le nostre infrastrutture dalla tecnologia cinese ci espone a ricatti e condizionamenti".
Convinto della necessità di "proteggere" il nostro sistema democratico" e al contempo di dover "trovare il modo di cooperare" con la Cina "per combattere cambiamento climatico e coronavirus", Soros riconosce che "non sarà facile". "Personalmente - afferma - sono solidale con il popolo cinese, sottoposto alla dominazione di Xi. Il presidente cinese è un dittatore e credo che anche in Cina un gran numero di persone istruite non siano soddisfatte del suo operato e gli rimproverino di avere tenuto nascosto il Covid-19 fino a dopo il capodanno cinese". Sulle relazioni tra Stati Uniti e Cina, Soros parla di un "rapporto estremamente complesso" e sottolinea come "il fatto che siano due sistemi diversi, una democrazia e un'autocrazia, renda le cose ancora più difficili". "Molti ritengono che si debba comunque collaborare molto strettamente con la Cina - osserva - Io non sono d'accordo".
BANNON: 'PECHINO VUOLE IL DOMINIO E DI MAIO NON LO CAPISCE'
''All'orizzonte si addensano nubi di guerra. L'Europa deve capire che siamo di nuovo nel 1938''. Così l'ex ideologo di Trump, Steve Bannon, spiega in una intervista a Il Corriere della Sera la sua decisione di aprire la sua ''scuola dei gladiatori del populismo e nazionalismo'' nella Certosa di Trisulti, in provincia di Frosinone. Il Tar di Latina gli ha dato ragione e ora, forze già dalla primavera 2021, potrà accogliere ''persone di ogni gruppo etnico e religione. Non vogliamo convertirli alla fede giudeo-cristiana, ma diffonderne i capisaldi. L'ho predicato per due anni girando l'Europa ed è più pressante che mai nella settimana in cui il Partito comunista cinese reprime le libertà di Hong Kong''. Sul perché abbia scelto l'Italia per il suo progetto, Bannon dice di credere ''nel popolo italiano e nell'importanza simbolica di Roma. E ora avete Di Maio e i Cinque Stelle che hanno ceduto al Partito comunista cinese, a una dittatura totalitaria, per i soldi e con imbarazzante ingenuità: questa è una delle ragioni per cui rifiuto di abbandonare l'Italia e il monastero''. Per quanto riguarda le difficoltà nell'assegnazione dell'abbazia alla Dignitatis Humanae Institute, Bannon parla di ''questione puramente politica'' e sostiene che l'Italia si troverà ad affrontare ''una situazione ben peggiore della pandemia, avrete un inferno economico causato da una classe politica corrotta e incompetente''. E per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa parla di ''corruzione, incompetenza e dissolutezza, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno all'Accademia è essere coinvolti con quei mostri''.