Esteri
Cobalto, con l'Africa Xi mette le mani sull'auto del futuro. Usa-Ue in ritardo
Con l'arrivo di Biden e i grattacapi per Macron in Sahel, Usa e Ue cercano di cooperare per contenere l'influenza cinese in Africa. Ma Pechino s'è mossa prima
IL COBALTO DEL CONGO ALLA CINA: VANTAGGIO PER AUTO ELETTRICHE E A GUIDA AUTONOMA
Cruciale, in questo discorso, il ruolo delle risorse minerarie. Tra queste, un ruolo speciale ce l'ha il cobalto, fondamentale per lo sviluppo delle auto elettriche e a guida autonoma. La leadership nel mercato delle auto elettriche e in quello delle auto a guida autonoma significa semplicemente essere leader nel settore automotive del futuro. Bene. La Repubblica Democratica del Congo ha il 54% delle risorse globali di cobalto. E la Cina ha le porte spalancate in quel paese. Basti guardare ai dati: nel 2019 la Cina ne ha importato per 1,2 miliardi di dollari. Alle sue spalle l'India con 3,2 milioni. Si può immaginare l'incredibile ritardo di qualunque altro paese.
EUROPA E USA PROVANO A COLMARE IL DIVARIO
Questo dà l'idea di un divario clamoroso, che difficilmente Europa e Usa potranno colmare rapidamente. L'idea, però, è quella di provarci. Quantomeno dall'arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca, che nel suo viaggio europeo di questi giorni solleverà il tema di una maggiore cooperazione bilaterale Usa-Ue nel continente africano. Già, perché finora dopo la guerra in Libia ognuno si è mosso per conto suo, in modo disarticolato. In particolare la Francia ha perseguito i propri interessi, per esempio schierandosi con il generale Haftar nella questione libica, senza dunque seguire non solo la linea italiana, ma anche quella americana che aveva riconosciuto la legittimità del governo di Tripoli.
CIAD E MALI, DUE GRANE PER MACRON IN SAHEL. DI MAIO IN NIGER
Ora, però, Emmanuel Macron vede traballare la sua presa sul Sahel, area storicamente di influenza francese. L'improvvisa morte di Deby, presidente e uomo forte del Ciad alleato di Parigi, e il golpe in Mali hanno fatto venire meno due pilastri della françafrique anti islamista. Ecco perché, ora anche Macron sembra aperto a una maggiore cooperazione non solo con gli Usa ma anche con gli altri paesi europei. Non è un caso che sia il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sia il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si siano recati nelle ultime settimane in Sahel, in particolare in Niger, un paese cruciale per le missioni anti jihadiste e per il controllo della rotta dei migranti.
Al nuovo presenzialismo europeo in Africa si aggiunge quello statunitense. Washington negli ultimi mesi è riuscita a piazzare al seggio temporaneo del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il Kenya, molto più vicino alle posizioni occidentali rispetto all'altro candidato africano ritenuto più vicino alla Cina, il Gibuti. E ora Biden ha intenzione di coinvolgere i partner europei in un piano di cooperazione per provare a contenere l'influenza cinese nel continente. Non sarà una missione semplice.