Esteri

Commercio estero, aumenta il Made in Italy in Cina. Scambi global ai minimi,

Aumenta la quota del Made in Italy in Cina. Grandi prospettive di crescita per l'alimentare, ma non solo

Tanto tuonò che piovve. Più esemplificativo, il titolo del primo paragrafo del quadro di sintesi del "XVII Rapporto ICE Prometeia sull'evoluzione del commercio con l'estero per aree e settori" non poteva essere. Il report, presentato a Roma, spiega che "dopo anni in cui il processo d'integrazione globale aveva tenuto circoscritti i rischi legati alle spinte protezionistiche, il 2019 sembra recepire in maniera più diretta le tensioni dello scenario. Secondo il rapporto Ice-Prometeia, gli scambi globali manifatturieri cresceranno quest'anno dell'1,2% in volume, il livello più basso nell'ultimo decennio dopo quello del 2016. Ancora più marcato il rallentamento in valore (dal 2,9% del 2018 allo 0,3% stimato per l'anno in corso).

Le cause del rallentamento globale

"Il rallentamento del 2019 appare fortemente condizionato dalla componente piu' a monte delle catene del valore globali e quindi da minor scambi di beni intermedi", si legge nel rapporto. In controtendenza i cosiddetti beni finali, "fase dove peraltro l'Italia è più specializzata, che hanno visto una leggera accelerazione". In generale pesano "l'aggravarsi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, il perdurare del ciclo negativo dell'automotive, oltre che le difficoltà di alcuni mercati specifici (paesi dell'America Latina, Turchia, Iran in particolare)", che stanno penalizzando il clima di fiducia globale, "che rimane, al netto degli alti e bassi della congiuntura, uno dei principali fattori trainanti dei processi d'internazionalizzazione". 

Le incognite sulla crescita per il 2020

Già dal 2020 gli scambi mondiali nel loro complesso sono attesi positivi e nuovamente in accelerazione rispetto al 2019, con una crescita stimata del 2,4 per cento. "Grazie a una crescita più intensa dell'economia mondiale nel suo complesso - sottolinea il rapporto - il 2021 e' previsto in ulteriore miglioramento con una variazione annua delle importazioni mondiali di oltre il 3 per cento". Le incognite principali restano il possibile inasprimento delle tensioni Usa-Cina e le incertezze legate alla Brexit, ma anche la possibile degenerazione dell'attuale quadro politico di Hong Kong. Nel prossimo biennio gli Stati Uniti costituiranno il secondo mercato per aumento dei livelli di import, alle spalle della Cina "che offrirà il maggior contributo alla crescita del commercio mondiale in termini di nuove importazioni assorbite".

Aumenta la quota del made in Italy in Cina

E' in particolare la Cina a offrire importanti margini di crescita del commercio estero italiano. La maturazione del consumatore cinese in direzione della qualità e dunque del Made in Italy, secondo il report, "ha permesso negli ultimi 5 anni un aumento della quota italiana sia all'interno del sistema moda (dal 7,2% del 2013 al 9,1% del 2018) sia nel sistema casa (dal 10% al 18,8%)". E questo processo si può estendere nell'immediato futuro ad altri due pilastri dell'offerta italiana: l'alimentare e la meccanica. Il rapporto evidenzia un'ulteriore opportunità collegata alla Cina, che passa dalla collaborazione industriale tra le imprese dei due paesi in paesi terzi e, più in generale, dalla possibilità per l'Italia di entrare con le proprie specializzazioni premium dove l'offerta "mass market" cinese ha già fatto da apripista, come nel caso dei mercati africani o di paesi lungo la via della seta.

Gli altri mercati a cui guardare e la crescita dell'alimentare

Tra gli altri mercati che possono portare a importanti prospettive di crescita vengono citati India, Vietnam e paesi dell'Africa subsahariana. Mentre tra i settori con più potenziale di crescita c'è l'alimentare, che nel prossimo bienno dovrebbe crescere oltre la media, con in particolare il vino italiano, che potrebbe trarre vantaggio dai dazi. Nel caso del vino, ad esempio, "i dazi compensativi colpiscono Francia e Spagna, i principali concorrenti esteri dell'Italia sul mercato Usa con una quota rispettivamente del 34% e del 6 per cento. E' chiaro che un loro indebolimento competitivo a causa dei maggiori oneri doganali - sottolinea il rapporto - potrà accelerare l'aumento gia' in corso della quota italiana, arrivata al 30% nel 2018". 

Il ruolo di ambiente e sostenibilità

Anche ambiente e sostenibilità, sottolinea il rapporto, sono degli alleati per l'Italia, visto che il peso dei beni ambientali è per noi generalmente superiore a quello dei concorrenti europei, così come il livello di efficienza energetica dell'industria manifatturiera nel suo complesso. "Punti di forza che mettono" il nostro Paese "in una posizione di vantaggio nello scenario dei prossimi anni. Insomma, la congiuntura globale nasconde delle insidie ma, come conclude il rapporto ICE Prometeia, anche delle opportunità che l'Italia dovrà provare a cogliere.