Esteri

Coronavirus, Malan: "Il vero modello è Taiwan. Governo, lentezze clamorose"

di Lorenzo Lamperti

Intervista al senatore di Forza Italia e presidente del gruppo Interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan

"Se c'è un modello di contenimento del coronavirus che ha funzionato davvero è quello di Taiwan. In seconda battuta quello della Corea del Sud. Tutti gli altri paesi hanno avuto problemi. Il governo italiano non ha fatto meglio della media". A parlare, in un'intervista ad Affaritaliani.it, è Lucio Malan, senatore di Forza Italia e presidente del gruppo Interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan. "Negli scorsi giorni il governo taiwanese ha annunciato che donerà sette milioni di mascherine ai paesi europei più colpiti dalla pandemia Covid-19, compresa l'Italia. Si tratta di un atto di grande generosità tenuto conto che l'Italia non ha avuto un comportamento particolarmente positivo nei confronti di Taipei", dice Malan, riferendosi all'inclusione dell'isola, considerata da Pechino una provincia ribelle, nella misura di chiusura dei collegamenti aerei diretti con la Cina, adottata dal governo Conte bis lo scorso 31 gennaio. "All'epoca Taiwan aveva meno contagiati di altri paesi all'epoca. Ora ha meno contagiati di ciascuna delle singole province di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, nonostante abbia 24 milioni di abitanti sull'uscio della Cina".

Senatore Malan, anche la Cina è riuscita a contenere il contagio con misure senza precedenti. Sarebbe stato possibile prendere le stesse misure altrove?

La Cina ha preso delle misure imponenti dopo che era già arrivata nella situazione peggiore. Taiwan e Corea del Sud hanno avuto grandissimi risultati e sono delle solide democrazie. Non si può dire che il contenimento funziona meglio in paesi più autoritari. Guardi a quello che è successo in Iran, dove è in corso un disastro mitigato dai numeri ufficiali al ribasso. Non che la verità in paesi più democratici venga sempre fuori ma almeno ha la possibilità di venire fuori. E non dimentichiamoci che questa pandemia è nata da Wuhan. 

Negli scorsi giorni il governo di Taiwan ha deciso di donare sette milioni di mascherine agli undici paesi europei che più ne hanno bisogno.      Le mascherine verranno inviate alla competente agenzia dell'Unione Europea, RescuEU Stockpile, che provvederà a distribuirle ai vari paesi, compresa l'Italia.    Taipei donerà anche 30 respiratori, 15 all'Ospedale “Niguarda” di Milano e 15 all'Ospedale di Brescia, per un valore di 600.000 Euro.

In precedenza sono arrivati a Milano altri aiuti della comunità cattolica di Taiwan mobilitati dalla Nunziatura Apostolica di Taipei.

Dalla Cina sono però arrivati e continuano ad arrivare diversi aiuti sanitari all'Italia. Crede che i rapporti tra Roma e Pechino possano farsi più profondi?

Si è parlato molto, forse troppo, degli aiuti (almeno in parte esportazioni) della Cina. In questo caso non credo che il problema sia la Cina. Anzi, è chiaro che ogni aiuto in questo momento è bene accetto ed è normalissimo che qualsiasi governo cerchi di vendere la propria merce o la propria narrativa. Il problema è l'Italia che si presta al gioco. Certo, ora il governo di Pechino prova, comprensibilmente, di usare l'opportunità fornita dalla cronologia della pandemia per aumentare il proprio soft power e la propria influenza. Questa strategia funziona o può funzionare meglio se trova una sponda e in Italia mi pare l'abbia trovata più che altrove.

Come potrebbe mutare la situazione politica e geopolitica dopo la fine dell'emergenza?

In generale, credo che se i governi e i popoli sapranno intraprendere la strada giusta si uscirà dalla pandemia con dei cambiamenti verso il meglio. Se invece ci si farà prendere da smanie autoritarie potrebbe esserci una ulteriore spinta verso il peggio. Credo serva maggiore collaborazione tra paesi e una maggiore consapevolezza dei rapporti che si hanno a livello diplomatico, compresi quelli con la Cina. Spero non si incentivino invece complessi di inferiorità e mancanza di coscienza democratica che ci renderebbero sempre più esposti nei confronti dei paesi più potenti.

Come giudica l'operato del governo Conte di fronte all'emergenza sanitaria?

Il governo italiano non ha fatto meglio della media. Avere avuti per primi questa epidemia tra i paesi europei non è certo responsabilità del governo, che è stato rapido nel dichiarare lo stato di emergenza ma clamorosamente lento nel prendere iniziative dopo. Dopo la chiusura dei voli diretti con la Cina c'è stato un vuoto di oltre tre settimane. Non mi riferisco tanto alle misure restrittive (facile parlare adesso), quanto al ritardo nell'approvvigionamento dei materiali sanitari e nel loro utilizzo. Abbiamo ancora una bassissima fornitura di mascherine, anche tra medici e forze dell'ordine. In generale, c'è ancora adesso una straordinaria lentezza nell'approvvigionamento. Sono a conoscenza di diverse aziende che offrono ventilatori polmonari, mascherine e altro materiale sanitario che hanno enormi difficoltà a entrare in contatto con gli organismi governativi in azione sull'emergenza, seppure questi organismi siano stati dotati di ampi poteri. Qui ogni ora, ogni minuto di anticipo o di ritardo può fare la differenza e salvate delle vite. Devo poi dire che il nostro governo non è nemmeno stato aiutato dagli esperti. Troppi, soprattutto all'inizio dell'epidemia, hanno avuto la smania di dire la loro. Prima è stato detto che le mascherine non servivano a niente, poi che servivano a tutti. Ma nel frattempo non le abbiamo prese. Altri dicevano che gli asintomatici non erano contagiosi, poi abbiamo scoperto di sì. Insomma, anche i cosiddetti esperti non sono esenti da colpe. Dovremmo ogni tanto riscoprire il coraggio di dire, ogni tanto, due parole che si usano sempre meno: "Non so". Confido comunque che tutti insieme sapremo uscire da questo momento drammatico.