Esteri
Dazi Usa, Trump affossa l'auto europea: tariffa quadruplicata, Germania e Italia pagano il prezzo più alto
Le tariffe doganali partiranno il 2 aprile. Il paese più colpito sarebbe la Germania, che assorbe quasi il 70% dell’export europeo, seguita dall’Italia
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Donald Trump
Trump colpisce l’auto europea: dazi al 10%. Per Italia e Germania è un colpo durissimo
L’imposizione di dazi statunitensi all’importazione di automobili è sempre più vicina. Rispondendo alla domanda di un cronista mentre firmava alcuni ordini esecutivi nello Studio Ovale, Donald Trump ha detto le nuove tariffe potrebbero entrare in vigore già “intorno al 2 aprile”. La data non è causale: il giorno prima la Casa Bianca dovrebbe ricevere una serie di relazioni sugli affari commerciali e le connesse misure da adottare. I nuovi dazi sarebbero rivolti verso tutti gli importatori.
Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato prodotti del comportato automobilistico per un totale di 471 miliardi di dollari, divisi tra auto (214 miliardi), componenti (192) e veicoli speciali come bus e camion (65). A guidare la lista dei maggiori esportatori è il Messico con 49 miliardi di introiti, seguito da Giappone (40), Corea del Sud (37), Canada (28) e Germania (25). In totale, però, l’area Ue supera i 60 miliardi di dollari di esportazioni. Il regime in cui questi partner operano è diverso. Messico, Canada e Corea del Sud possono esportare veicoli senza dover pagare alcun dazio, mentre i paesi dell’Unione europea e il Giappone pagano una tariffa del 2,5%.
In questo quadro, la volontà di Trump è quella di imporre dazi equivalenti a quelli che gli altri paesi applicano agli Usa, come da lui stesso annunciato a inizio febbraio, ma le nuove tariffe sulle auto potrebbero essere imposte a prescindere. Nel caso europeo, si tratterebbe di un aumento importante: la tariffa quadruplicherebbe, schizzando al 10% e causando, di conseguenza, un contraccolpo alla già malata industria automobilistica del Vecchio Continente. Il paese più colpito sarebbe la Germania, che assorbe quasi il 70% dell’export europeo, seguita dall’Italia. Un contraccolpo addirittura maggiore lo subirebbe il Giappone che secondo i dati del portale Cfr Classic impone ai veicoli americani una tariffa del 10% cui vanno aggiunti i costi dell’iva, che raggiungo il 20% del costo del mezzo.
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Nei casi di Messico, Canada e Corea del Sud, invece, i rispettivi accordi commerciali non prevedono tariffe dirette, dunque si paga solo l’iva. Per il vicecapo dello Staff della Casa Bianca Stephen Miller, tuttavia, anche l’iva rientra nei costi totali che gli Usa valuteranno per l’imposizione di nuovi dazi, come dichiarato parlando dei rapporti con l’Unione europea. Rimangono dubbi, in ogni caso, sulla reale possibilità che i nuovi dazi divengano realmente operativi. Dopo aver imposto tariffe al 25% su acciaio e alluminio a Canada e Messico, Trump le ha subito messe in stand-by fino al 12 marzo, dando l’impressione di volerle usare più come minaccia per costringere i leader dei paesi partner a sedersi al tavolo per discutere nuovi accordi (più vantaggiosi per Washington) piuttosto che come reali strumenti commerciali.