Esteri
Dazi e difesa, l'Europa pronta a "sfidare" gli Usa. I nuovi equilibri con il Trump 2.0
Effetto Trump sull'Europa: l'Ue si prepara ad affrontare la guerra dei dazi dichiarata dal nuovo presidente degli Stati Uniti e a spendere di più per la difesa. Anche se il governo italiano frena
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Ursula Von Der Leyen
Dazi, l'Europa risponde alle minacce di Trump
Mentre il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump prepara la sua "guerra" commerciale (anche) contro l'Europa promettendo una svolta sui dazi, Bruxelles si mette l'elmetto e si dice pronta a reagire alle "minacce" americane, spendendo più risorse per la difesa.
Dazi e difesa, i moniti di Kallas e Dombrovskis
L'alto rappresentante dell'Ue Kaja Kallas alla conferenza annuale dell'agenzia per la difesa Ue ha dato ragione a Trump, sottolineando che l'Unione non mette in campo abbastanza fondi. "È tempo di investire, abbiamo bisogno di investimento dei paesi membri e dal settore privato. Ma anche dal bilancio comune Ue", con il quale "dobbiamo spendere più dell'1%. Dobbiamo inviare un messaggio che prendiamo sul serio il nostro impegno per la difesa europea". "L'anno scorso, i Paesi Ue hanno speso collettivamente una media dell'1,9% del Pil per la difesa. La Russia spende il 9%. Spendiamo miliardi per le nostre scuole, l'assistenza sanitaria e il welfare. Ma se non investiamo di più nella difesa, saremo tutti a rischio", ha evidenziato ancora Kallas.
Sugli Stati Uniti ha poi ribadito che rappresentano "il nostro alleato più forte e devono restarlo. Un mondo strategicamente competitivo e sempre più conflittuale ha bisogno di entrambi e del nostro legame transatlantico più forte". "Come due dei blocchi economici più potenti del pianeta, siamo un'arteria vitale dell'economia globale. E la nostra prosperità è interconnessa", ha sottolineato. L'Europa e gli Stati uniti condividono "una visione comune per un mondo sicuro: i nostri avversari stanno cooperando e coordinando le loro azioni contro di noi. Dobbiamo lavorare insieme contro l'asse del disordine", ha evidenziato Kallas.
Il messaggio dell'Ue alla nuova amministrazione Trump "è chiaro: dobbiamo fare di più per la nostra difesa e assumerci una giusta quota di responsabilità per la sicurezza dell'Europa. E possiamo essere un partner più vicino per gli Stati Uniti nell'Indo-Pacifico", ha aggiunto ancora.
Sulla stessa scia anche il Commissario Ue per l'Economia Valdis Dombrovskis. Se l'amministrazione Trump metterà in pratica la minaccia di nuovi dazi contro i prodotti europei, "la Ue è pronta a difendere i suoi interessi. Siamo pronti a rispondere in modo proporzionato se sarà necessario, come abbiamo fatto durante la prima amministrazione Trump", ha dichiarato Dombrovskis. "Gli Usa sono un importante partner strategico, ma è chiaro che siamo pronti a difendere i nostri valori e i nostri interessi se necessario", ha ribdadito.
Difesa, il ministro Crosetto frena sull'aumento delle spese
Da parte sua il ministro della Difesa Guido Crosetto, interpellato dai cronisti in Transatlantico prima delle comunicazioni alla Camera sull'Ucraina, ha frenato gli entusiasmi provenienti da Bruxelles sottolineando che l'obiettivo per l'Italia è quello di raggiungere, in linea con la posizione della Nato, il 2% delle spese in rapporto al Pil. "La prossima riunione della Nato sarà a fine giugno, vedremo se fisseranno un altro obiettivo. Per ora è il 2", ha rimarcato Crosetto.
La posizione di von der Leyen
Per von der Leyen invece i tempi stanno cambiando. "Siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica. Abbiamo a che fare con potenze di dimensioni continentali, che si confrontano tra loro soprattutto in base agli interessi. Questa nuova dinamica dominerà sempre più sempre più le relazioni tra gli attori globali. Le regole di ingaggio stanno cambiando. A noi europei questa nuova realtà non ci piace, ma dobbiamo affrontarla. I nostri valori non cambiano. Ma per difenderli, alcune cose devono cambiare, dobbiamo essere forti economicamente", ha detto intervenendo alla Plenaria dell'Eurocamera.
"Prima di tutto, abbiamo del lavoro da fare qui a casa. Se vogliamo proteggere i nostri interessi e sostenere i nostri valori, dobbiamo anche essere economicamente forti. L'Europa ha tutti gli strumenti per svolgere con successo il suo ruolo nel concerto delle potenze. Abbiamo un settore privato con una lunga tradizione di innovazione. Abbiamo una forza lavoro di prim'ordine. Abbiamo un'infrastruttura sociale unica per proteggere le persone dai grandi rischi della vita. E abbiamo un enorme mercato unico di 450 milioni di persone", ha rimarcato Von der Leyen. "Questo è il nostro porto sicuro in acque agitate, e la nostra leva più forte nei negoziati più difficili. Ma la nostra Unione e il nostro mercato unico hanno bisogno di attenzioni. Per noi europei, la corsa globale inizia a casa nostra", ha puntualizzato.
Con gli Usa "la nostra prima priorità sarà quella di impegnarci tempestivamente, discutere di interessi comuni ed essere pronti a negoziare. E quando arriverà il momento di negoziare, saremo pragmatici nel cercare un terreno comune. Ma voglio anche che sappiate che resteremo sempre fedeli ai nostri principi europei", ha ribadito von der Leyen. "Nessun'altra economia al mondo è così integrata come quella europea e americana. Ma oltre a questi numeri c'è molto di più. Amicizie, legami familiari, storia e cultura comuni. Questo è un aspetto che terremo sempre presente", ha sottolineato.
Le parole di Lagarde su dazi e tassi
Tornando sempre alla questione dazi e alle "minacce" Usa è intervenuta da Davos anche la presidente della Bce Christine Lagarde: "Le parole di Trump non mi sorprendono e qui in Europa dobbiamo prepararci e sapere come rispondere". Alla domanda poi se l'Ue abbia la forza per assorbire l'impatto di nuove barriere commerciali, Lagarde ha risposto che i Paesi Ue hanno un ampio potenziale da sfruttare sviluppando ulteriormente il mercato interno. Lagarde ha notato che l'obiettivo di Trump non è del tutto chiaro e che l'idea di sostituire l'import dall'Europa con produzione interna americana "è discutibile". In ogni caso "il dialogo deve continuare". Per quanto riguarda i tassi il ritmo dei tagli dipenderà "dai dati ma movimenti graduali sono quelli che al momento mi vengono in mente", ha detto Lagarde che ha poi aggiunto di non credere che la Bce sia in ritardo sui tempi. "Al momento siamo ben posizionati per raggiungere il nostro target in modo sostenibile" nel corso del 2025. Alla domanda se sia possibile un taglio di 50 punti base, Lagarde ha spiegato che non c'è riluttanza a considerare un taglio più grande dei 25 punti ma "siamo partiti presto e con mosse graduali" e l'idea è di continuare su questa strada anche se la Bce è pronta a fare quello che è necessario se ce ne fosse bisogno", ha concluso.
I nuovi equilibri in Europa con Trump alla Casa Bianca
Insomma, è evidente che l'arrivo di Trump alla Casa Bianca porterà scombussolamenti "forti" su tutta Europa. Il tycoon, come ha già dichiarato, intende mettere in discussione diversi elementi chiave all'interno dell'alleanza atlantica a partire dai rapporti commerciali e il sostegno americano all'Ucraina. Tutti i paesi europei non potranno quindi che "rischiare" qualcosa dall'entrata in carica del presidente americano Trump. A tal proposito, Ispi ha tracciato una panoramica considerando diversi punti: bilancia commerciale, spese per la difesa, sostegno all'Ucraina, dazi sulla Cina, questione energetica e affinità politiche.
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Germania
La posizione della Germania risalta immediatamente dalla tabella: un paese che quest’anno probabilmente non supererà il 2% di spesa per la difesa, ma che si oppone a nuovi dazi contro la Cina e vanta un attivo commerciale nei confronti degli Stati Uniti, superato solo da quello della Cina stessa. Sebbene Berlino non possa essere paragonata a Varsavia, è pur sempre un paese che ha adottato posizioni fortemente pro-Ucraina (in contrasto con molte figure dell'entourage di Trump) e il cui governo attuale è politicamente molto distante da quello del neopresidente americano (anche se le elezioni di fine febbraio sono ormai imminenti).
Ungheria e Regno Unito
All'altro estremo, troviamo l'Ungheria e il Regno Unito, che per motivi molto differenti sembrano avere un vantaggio rispetto ad altri paesi europei. L'Ungheria di Orban si allinea politicamente con l'amministrazione americana, mentre Londra già soddisfa molte delle richieste di Washington. Tuttavia, come dimostrato nelle ultime settimane, l'approccio della Casa Bianca si concentrerà su eventuali confronti con partner che non si allineano, come dimostrato dal sostegno esplicito e forte all’opposizione nazionalista ed euroscettica di Reform UK, supportata da alcuni alleati di Trump, tra cui Elon Musk.
Francia
Nel mezzo troviamo probabilmente la Francia di Macron: un avversario degli alleati politici di Trump, ma che può vantare risultati quasi soddisfacenti in materia di commercio e difesa, oltre a mantenere una posizione dura nei confronti della Cina, un aspetto che sicuramente troverà favore presso Washington.
Italia
E l’Italia? Potrebbe sorprendere, considerando le ottime relazioni tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e Donald Trump, ma Roma non è immune dalle critiche americane. Anzi, a causa del forte surplus commerciale con gli Stati Uniti e delle scarse spese per la difesa, l’Italia potrebbe figurare in una lista di paesi su cui Trump potrebbe concentrare la sua attenzione. Qui, come nel caso del Regno Unito, sarà interessante osservare se prevarranno le affinità politiche e personali o gli impegni presi in altre aree.
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