Esteri
Elezioni Cipro Nord: l'isola epicentro della sfida tra Turchia e Grecia
È probabile il ballottaggio tra il presidente uscente Akinci, moderato, e il primo ministro Tatar, filoturco e promotore della divisione permanente dell'isola
Domenica 11 ottobre i cittadini turco-ciprioti del nord dell’isola si recheranno alle urne per scegliere il nuovo presidente. La tornata elettorale era inizialmente prevista per lo scorso aprile ma è stata rinviata causa Covid-19.
Elezioni presidenziali a Cipro Nord, i candidati
Sono in tutto 6 i candidati che correrranno alla carica di capo di Stato della regione settentrionale cipriota. Si ripresenta l’attuale presidente Mustafa Akinci, di posizioni moderate, forte del suo operato negli ultimi 5 anni, caratterizzato dalla volontà di slegarsi quanto possibile dalla Turchia e dall’impegno per una normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Cipro.
Ferma restando la difficoltà nel fare pronostici su qualsiasi elezione in tempo di Covid-19, gli sfidanti maggiori che contenderanno il posto ad Akinci, e che potrebbero andare al ballottaggio, sono da una parte Tufan Erhurman, già primo ministro della regione e leader del social-democratico Republican Turkish Party, e dall’altra l’attuale primo ministro Ersin Tatar, rappresentante del National Unity Party (UBP). Quest’ultimo promuove la divisione permanente tra le due entità cipriote ed è la figura più vicina alla Turchia, con cui Ankara stringe rapporti sempre più saldi. La distanza nei sondaggi tra Tatar (leggermente favorito) e Akinci è molto stretta, e rende quasi certa la necessità del secondo turno elettorale.
Non escludono sorprese però gli altri candidati: il centrista Serdar Denktash del Democratic Party, già ministro delle Finanze e figlio dell’ex presidente storico di Cipro Nord Rauf Denktas, l’ex negoziatore nei colloqui di pace Kudret Ozersay, fondatore del People’s Party, e infine Erhan Arikli, appoggiato dall’estrema destra. Ad ogni modo, anche se non dovessero arrivare al ballottaggio, i loro voti confluiranno verso altri candidati e saranno sicuramente decisivi per l’elezione del prossimo capo di stato.
La questione cipriota e le ostilità tra Turchia e Grecia
Cipro è di fatto separata in due dal 1974, ovvero da quando la Turchia ne invase la regione settentrionale per difendere la popolazione turco-cipriota dal colpo di stato interno appoggiato dalla Grecia dei colonnelli. L’occupazione militare da parte di Ankara di circa un terzo dell’intera isola è stata segnata poi dalla cacciata degli abitanti greco-ciprioti dal nord e dall’istituzione della Repubblica Turca di Cipro Nord (KKTC), uno stato riconosciuto ad oggi solo dalla Turchia. La divisione e lo scontro etnico tra le due parti è evidente, l’immagine più nitida della situazione la dà la capitale Nicosia, spaccata in due dalla Green Line, la striscia di territorio controllata dalla missione di peacekeeping delle Nazioni Unite (UNFICYP).
Se la Turchia è fondamentale per il sostentamento della KKTC, per ragioni sia economiche che securitarie (non a caso sono stanziati da Ankara nello stato autoproclamato più di 40mila soldati), le spalle della Repubblica di Cipro, invece, sono coperte da Atene. Le motivazioni di questa contesa sono principalmente le acque attorno all’isola cipriota, ricche di giacimenti petroliferi e di gas, ma anche la sua posizione geografica, proiettata verso il Medio Oriente.
La Turchia negli scorsi mesi ci ha più volte inviato diverse navi da esplorazione, scortate da mezzi militari, scatenando le reazioni greche. Ma la vicenda di Cipro si inserisce in un quadro ben più ampio di ostilità tra il paese ellenico e quello anatolico nel Mediterraneo orientale. Le isole e le porzioni di acqua nel mar Egeo al centro delle discussioni sono diverse e le relazioni tra i due Stati sono molto tese. Per cercare di accrescere le proprie rivendicazioni in un bacino sempre più caldo, Ankara e Atene hanno siglato accordi di delimitazioni marittime, incompatibili tra loro, rispettivamente con Libia ed Egitto.
L’interesse delle potenze europee
Anche le grandi nazioni dell’Unione Europea assistono con interesse e preoccupazione allo scontro greco-turco. L’Italia ha firmato recentemente un trattato con Atene sulle zone economiche esclusive (ZEE), accordandosi su confini e diritti. L’8 ottobre, invece, il ministro Lorenzo Guerini è volato a Nicosia per ribadire la vicinanza e la convergenza con Roma, specialmente nel settore della Difesa. A fine agosto, inoltre, la Marina Militare ha partecipato a un’esercitazione navale insieme a Cipro, Grecia e Francia nel sud dell’isola cipriota. Lo sforzo dell’Italia mira a mantenere buone relazioni e un equilibrio nell’area del “Mare nostrum”, opponendosi alle mire turche ma propendendo per un atteggiamento più distensivo possibile.
In maniera diversa agisce proprio la Francia che ha appoggiato chiaramente la Grecia e la Repubblica di Cipro nella contesa con la Turchia. La rivalità tra Parigi e Ankara sta aumentando sempre più, dal dossier libico a quello del Mediterraneo orientale, senza contare la politica interna nazionale considerati i recenti ‘botta e risposta’ tra Erdogan ed Emmanuel Macron sulla proposta francese di riforma contro il separatismo e l’islamismo radicale. Da dietro le quinte, sia gli Stati Uniti che la Germania cercano invece di raffreddare il clima, anche per non peggiorare le tensioni in seno alla Nato, messa a dura prova dallo scontro tra Grecia e Turchia.
L’isola di Cipro è parte di antagonismi vecchi e nuovi, i risultati delle elezioni di domenica 11 potrebbero essere quindi crocevia per il futuro interno dell’isola ma anche per i fragili equilibri del mar Mediterraneo.