Esteri

Usa 2020, Biden a un passo dalla Casa Bianca. Ma metà America resta trumpiana

di Lorenzo Lamperti

Il candidato Dem conquista Wisconsin e Michigan, avanti in Arizona e Nevada e in rimonta in Georgia e Pennsylvania. Ma Trump non sparirà dalla politica Usa

Il too early to call che abbiamo raccontato al termine della prima notte di questa infinita maratona elettorale americana Usa 2020 resta, ma Joe Biden ora è  in vantaggio nella lunga corsa che porta alla Casa Bianca. Wisconsin e Michigan sono infatti ormai assegnate al candidato Democratico, a cui ora per vincere il testa a testa serve però portare a termine il vantaggio accumulato in Arizona e Nevada. Sì, perché al momento sono quei 17 grandi elettori che gli mancano per arrivare al fatidico numero di 270 che gli consentirebbe di battere Donald Trump, senza bisogno di vincere nei tre stati restanti, vale a dire Georgia (dove pure è in rimonta), North Carolina e Pennsylvania. Il punto è che sia Arizona sia Nevada, che sembravano già colorate di blu, sono tornate contendibili con Trump che si è avvicinato.

IN ARRIVO IL VERDETTO ANCHE DA PENNSYLVANIA E ARIZONA

Il giovedì americano potrebbe essere il giorno giusto. Sì, perché la Pennsylvania ha dato un'accelerata al conteggio, avendo ricevuto la quasi totalità dei voti per posta, e ha annunciato che darà i propri risultati a breve. E perché anche l'Arizona, dopo una pausa, riprenderà il conteggio nella mattinata di giovedì per portarlo a termine entro la giornata.  Più farraginose le operazioni in Nevada, che potrebbe però essere lo Stato decisivo visto il basso margine tra i due contendenti. Decisivo soprattutto se Trump si confermerà negli altri Stati in bilico rimasti aperti.

BIDEN ANCORA IN CORSA ANCHE IN GEORGIA E NORTH CAROLINA

Se Biden vincesse, sono ancora da capire le proporzioni con cui lo potrebbe fare. Se riuscisse a mantenere Arizona e Nevada e inoltre vincere almeno in un caso tra Georgia, North Carolina e Pennsylvania le dimensioni del successo potrebbero diventare più corpose. Ma il verdetto arriverebbe (e arriverà, anche in caso contrario) solo al termine di uno sfibrante confronto. Il massimo che si poteva augurare alla vigilia anche il trumpiano più ottimista, in particolare dopo la pandemia da Covid-19 che (come Affaritaliani aveva previsto a marzo) si potrebbe rivelare non un cigno nero per la Cina di Xi Jinping (allora lo si ripeteva un po' ovunque) ma la buccia di banana decisiva per far perdere Trump. 

TRUMP E I TRUMPIANI RESTANO, ANCHE SE USCIRA' DALLA CASA BIANCA

Biden e i Democratici, invece, si attendevano un successo ben più ampio. Errore di sottovalutazione, come quello di Hillary Clinton nel 2016. Pensavano che Trump fosse stato un semplice errore di percorso, un virus politico che sarebbe guarito da solo e facilmente. Non è così. Comunque vada, l'America che è andata alle urne è (quasi) per metà trumpiana. E probabilmente lo resterà, nonostante Biden possa diventare il presidente con il numero più alto di voti popolari di sempre, anche grazie a un'affluenza che non era così alta sin dal 1908.

I Repubblicani non potranno accantonare Trump, nemmeno se dovesse perdere, né bollarlo come una parentesi. E se si aggiunge che al Senato non è ancora chiaro chi avrà la maggioranza si capisce che si apre qualche problema di governabilità. Insomma, l'ondata blu non ha travolto Trump, i trumpiani e il trumpismo, che ora puntano sui ricorsi e le carte bollate per stoppare la conta che si è messa in modo negativo, in un piano complottista studiato a tavolino che potrebbe alzare di nuovo il livello della tensione.

Ma intanto sono ore decisive. Presto il mondo dovrebbe sapere, in un modo o nell'altro, il nome del 46esimo presidente degli Stati Uniti.